Cacciola ricorda Romano Misserville, realista eroico e uomo libero
di Biagio Cacciola
Non è facile parlare in modo esaustivo di Romano Misserville. In particolare per chi come me non era soltanto uno che faceva politica, ma anche familiare. Tanti ricordi si affastellano in mente e si accavallano quasi a comporre un collage di privato e pubblico.
Perché la vita di Romano è stata contrassegnata da questa passione per la Polis, la Politica nel senso platonico del termine. La capacità di operare per il bene comune che, così mi ha insegnato, non è fatta solo di buone intenzioni, ma di preparazione, studio e decisioni.
Tutto questo deve diventare prassi, non in modo noioso, ma creativo. Per questo le sue iniziative erano eclatanti ma comunicative. Come quando si mise la maschera antigas in Senato per protestare contro l’inquinamento della Valle del Sacco.
E non faceva sconti, perché non aveva preconcetti. E’ vero che aveva iniziato a far politica, da monarchico e missino. Ma quando si accorse che il partito di Fini era diventato una corte di ‘colonnelli’ (perdenti) non ci mise un attimo ad abbandonare l’allora An e a condividere il progetto di Cossiga per una nuova repubblica. I suoi amici più stretti non erano missini, Andreotti, Cossiga, D’Alema che lo aveva nominato sottosegretario ai lavori pubblici nel suo governo.
Misserville era soprattutto un uomo libero. Con lui potevi discutere di tutto, dai cavalli alla Roma, sua grande passione, ai classici, a Omero, Dante Alighieri, Quasimodo. E tutto in modo semplice, scanzonato, con un’ironia sottile a cui sottoponeva anche sé stesso.
Mi ha insegnato che le cose importanti sono quelle che fai, non quelle che, ideologicamente, pensi di poter fare. Un realista eroico che lascia un vuoto difficile da riempire.