Caduta Muro, Springsteen canta a Berlino Est

Forse più facile ma quasi tutte le star dell’epoca si esibirono a Berlino Ovest, dove libertà e ricchezza abbondavano. Al contrario, in quei giorni, Bruce Springsteen regalò emozioni ai berlinesi dell’Est costretti a vivere miseramente in un paese governato da una dittatura reazionaria e spietata.

Il 19 luglio 1988 il regime della DDR, sollecitato dai giovani comunisti desiderosi di assistere al concerto del Boss e giocando un’ultima carta per non perdere anche il minimo consenso, accettò di ospitare Springsteen nel pratone del Weissensee.

Qualcuno parlò di mezzo milione di persone. “Era il pubblico più vasto che avessi mai visto, tanto che dal palco non ne scorgevo la fine. Bandierine americane fatte in casa sbattevano al vento”.


Su “Born in the U.S.A.” la folla è in delirio. Quando gli ultimi accordi sono ancora nell’aria e il boato accenna solo appena ad attenuarsi Bruce accende la miccia: “Voglio dirvi che non sono qui a favore o contro alcun governo, sono venuto per suonare del rock’n’roll per voi berlinesi dell’Est, nella speranza che un giorno tutte le barriere saranno abbattute”.

L’urlo dalla folla è una scossa tellurica mentre Springsteen intona “Chimes of freedom” di Bob Dylan. La stessa libertà negata dalla nomenclatura comunista che per troppi anni aveva oppresso e impoverito Berlino est, la Germania orientale e l’intero blocco dei paesi sovietici.

Questo concerto fu la promessa di una rivoluzione pacifica che si compirà un anno dopo, il 9 novembre 1989. Trent’anni fa.