Cancellato il programma di Saviano, niente Rai non andrà in onda
Roberto Saviano è fuori dalla Rai. Il suo programma «Insider, faccia a faccia col crimine», quattro puntate, già registrate, previste da novembre su Raitre, non sarà mandato in onda. È quanto annuncerà oggi l’amministratore delegato dell’emittente pubblica, Roberto Sergio, dopo aver preso atto di alcune affermazioni rivolte, di recente, dallo scrittore al vicepremier Matteo Salvini, rispetto alle quali Forza Italia ha presentato un’interrogazione in commissione di Vigilanza Rai, chiedendo la sospensione del programma. Alla base della decisione assunta in viale Mazzini nelle ultimissime ore, ci sarebbe la considerazione che il linguaggio usato ripetutamente dal giornalista non sarebbe compatibile con il Codice etico cui s’ispira il servizio pubblico. Così, dopo Filippo Facci, l’editorialista di Libero la cui striscia quotidiana, programmata per settembre, è saltata a causa di alcune espressioni inadeguate usate sul caso La Russa jr, ora tocca a Saviano. E se l’allontanamento del primo aveva fatto esultare l’opposizione, ora l’esclusione del secondo dovrebbe tacitare la maggioranza. Ma in Rai preferiscono non considerare la cancellazione dell’autore di Gomorra come un regolamento di conti, quanto piuttosto come l’applicazione di uno stesso principio. Un principio che Sergio intenderebbe continuare a applicare: di chiunque si tratti. Con la segreta speranza probabilmente che questo serva ad abbassare i toni e a sottrarre la Rai al ruolo di terreno di scontro politico quotidiano. Un risultato davvero difficile da cogliere. Anche ieri è infuriata la battaglia intorno alla nomina dei 30 vicedirettori di Tg1, Tg2, Rai Parlamento, Giornale Radio, Rai Sport e RaiNews24, che sono stati presentati in consiglio di amministrazione e che hanno visto la promozione di 17 donne. Nella trattativa che ha preceduto la riunione, il centrodestra ha fatto intendere alle opposizioni che avrebbe rivendicato per sé la maggioranza dei posti disponibili, finora detenuta dagli avversari. Un rimescolamento che ha favorito i grillini, saliti, sulla spinta del duo Conte-Casalino, da due a cinque direzioni. Ma ha svantaggiato il Pd che ha dimezzato i propri numeri. Così adesso il partito di Elly Schlein lamenta che, avendo potuto indicare un solo nome al Tg1 (a parte Costanza Crescimbeni considerata però in quota Renzi) e avendo proposto quello di Elisa Anzaldo, si è visto cassare Maria Luisa Busi (che però, secondo gli accordi, sarà recuperata in un ruolo equivalente) e Gian Marco Trevisi (già portavoce di Enrico Letta), che pure sosteneva, alla Radio. Intanto la Lega piazza i suoi e al Gr1, guidato da Francesco Pionati, arrivano volti come Monica Setta, Roberto Poletti e l’ex presidente della Rai, Marcello Foa. Ma anche per Peter Gomez, in quota grillina, spunta un ruolo da analista. In cda i neodirettori hanno illustrato il piano editoriale. Quello di Gian Marco Chiocci (Tg1), basato su una rivoluzione che metterebbe in soffitta i classici «pastoni politici» e «panini» e punterebbe sui social, ha riscosso il plauso anche del consigliere indipendente Riccardo Laganà. Questi ha contestato invece l’affidamento della prima serata del martedì, lasciata da Bianca Berlinguer, a Nunzia De Girolamo, perché la scelta «priverebbe la Rai di un talk politico presente su tutte le altre reti». Infine il direttore del Tg3, Mario Orfeo, sarebbe intenzionato ad affidare a Monica Giandotti la conduzione di Linea Notte, lasciata da Maurizio Mannoni. corriere.it