Claretta e Benito appesi a testa in giù, piovono fiori su piazzale Loreto
Il 28 aprile 1945, a guerra conclusa, fu ucciso Benito Mussolini. Fucilato probabilmente dal partigiano Walter Audisio. Dopo aver crivellato Mussolini e la stessa Clara Petacci, “Valerio” trasportò a Milano i corpi del duce, della sua amante e di altri gerarchi fascisti.
Di lì a poco i cadaveri vennero esposti al pubblico ludibrio in piazzale Loreto, poi appesi a testa in giù nel posto in cui un anno prima furono ammazzati quindici antifascisti.
Questa barbarie ha purtroppo insozzato il 25 aprile. Deturpare o mutilare un cadavere non è da paese civile.
A tal proposito la definizione «Macelleria messicana» non fu coniata da un fascista ma da uno dei leader della resistenza, Ferruccio Parri, vice comandante del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia.
Financo il socialista Sandro Pertini, l’uomo che avrebbe voluto uccidere Mussolini e che durante la campagna per il referendum istituzionale non esitò a sparare una sventagliata di mitra contro l’abitazione che ospitava Umberto II, esclamò: «L’insurrezione è disonorata».
Invece Indro Montanelli che fu testimone di quanto accaduto, scrisse: «Ho capito cos’è la piazza quando si ubriaca di qualche passione».
Redazione Digital