Comprare casa a Milano occorrono 15 anni di stipendio, nelle altre città d’Italia 9

Un professore di prima nomina con il suo stipendio annuo oggi può comprare a Milano lo stesso numero di metri quadrati che avrebbe potuto acquistare trent’anni fa. Il confronto effettuato sulla media delle maggiori città italiane darebbe in sostanza lo stesso risultato. Per comprare nel 1993 una casa da 80 metri quadrati di costo medio a Milano, infatti, il neoassunto avrebbe dovuto devolvere 14,9 annualità, equivalenti a un prezzo di 168.880 euro, oggi servono 15 annualità, per una spesa di 279.280 euro. Nelle grandi città si è passati nel trentennio dalle 9,5 annualità alle attuali 9,6. Una coincidenza curiosa e inattesa da chi pensa che le case a Milano stiano registrando un record storico di prezzi e che a prima vista farebbe pensare a un mercato piatto, mentre in realtà si tratta di un gioco dell’oca dove dopo una serie di oscillazioni anche molto forti si è tornati alla casella di partenza. Se infatti guardiamo i dati della tabella nel 1997 le annualità sufficienti a comprare nel capoluogo lombardo erano poco più di 10 mentre nel 2007 ne occorrevano ben 19. Nella media delle grandi città il massimo è stato toccato nel 2007, con 12,2 annualità, il minimo nel 2020 con 8,4. Le forti variazioni del potere d’acquisto consentono di delineare con grande chiarezza le vicende del mercato immobiliare di questi trent’anni, identificandone i cicli. Dal 1993 al 2000 i prezzi nominali degli immobili sono scesi. I valori sino al 1992 avevano registrato un picco tanto che già allora si parlava di bolla immobiliare. Che poi fatalmente cominciò a sgonfiarsi. Certamente le grandi difficoltà della finanza pubblica (nel 1992 vi fu la manovra monstre di Amato) e la caduta della lira dopo l’uscita dallo Sme giocarono un ruolo in un mercato che vive anche di fiducia sulle prospettive economiche. corriere.it