Con il “Ciarra” se ne è andato un mondo irripetibile
di Biagio Cacciola
A vent’anni mi ero iscritto ai corsi dell’Istituto di Studi Corporativi, una struttura legata alla componente di sinistra dell’allora MSI. Gestita da personaggi come il prof. Massi e il prof. Ciammaruconi, sostanzialmente legati al grande filosofo Ugo Spirito. Nell’esame finale, parlando di socializzazione delle imprese, dissi che l’impresa che volevamo era quella socializzata e non quella privatizzata come magari aveva fatto un imprenditore come Ciarrapico col ‘Secolo d’Italia’ d’allora.
Quando mi alzai rimasi basito dal fatto che lì alle mie spalle era seduto proprio Ciarrapico che mi disse “ragazzi se oggi questa struttura è aperta lo si deve a un imprenditore privato come il sottoscritto”. Da lì nacque la mia conoscenza e amicizia con un personaggio sanguigno, contraddittorio ma in ogni caso leale. Venti anni dopo mi affidò per un anno circa l’inserto culturale dei giornali locali di cui era editore.
Già era nell’orbita andreottiana e mi confidò che l’idea del giornale locale gli venne in testa durante una visita nel Bronx, a New York, dove vide davanti alle case non il giornalone, ma giornali di quartiere che velocemente andavano a ruba. Fu un’intuizione che cambiò soprattutto la provincia, a cui lui, abruzzese, rimase sempre affezionato. Lo fu anche quando impose al giornale locale di non nominarmi per mesi sulla pagina politica perché gli avevo attaccato il telefono in faccia.
Ciarrapico era così, ma apprezzava anche chi non era d’accordo con lui tanto che nella campagna elettorale al Senato, nel collegio di Cassino col Fronte Sociale, non esitò a mettermi a disposizione il giornale. Senza parlare di tutto quello che si era inventato attorno all’acqua Fiuggi, con un premio attribuito addirittura al comunista Gorbaciov. Eclisattosi Andreotti sposo la causa di Berlusconi, polemizzando ferocemente con Fini e inventando il neologismo islamista-sionista. Con Ciarrapico se ne è andato un mondo irripetibile.