Corre a -55 gradi, “Esperienza spaventosa credevo di morire”

La chiamano la «Maratona più fredda del mondo» e mette i partecipanti nelle condizioni più estreme per correre i tradizionali 42,195 chilometri. Venerdì 12 gennaio si è svolta una nuova edizione della manifestazione podistica più estrema, che si svolge ogni anno nella Russia settentrionale, dove i partecipanti sono chiamati non solo a manifestare una resistenza fisica notevole, seppur coperti, ma a dimostrarne altrettanta mentale, per resistere all’impatto psicologico della sfida. Non a caso il tragitto termina nella città siberiana di Oymyakon, nota ai meteorologi per essere la località abitata più fredda del pianeta. La gara si è svolta a -55 gradi centigradi, per gli atleti uno stress termico che rasenta l’impossibile. Per partecipare avvengono adeguate selezioni, soprattutto visite mediche, perché sono in pochi i corridori che dimostrano le qualità per affrontarla. Tra i 38 partecipanti, quasi tutti russi già abituati a queste temperature, ha trionfato lo studente 24enne Konstantin Dragunov, abitante della Jacuzia, regione più settentrionale dell’Asia, con il merito di aver percorso il tragitto ghiacciato in 3 ore e 7 minuti. «Pensavo di morire lungo il tragitto, al 33esimo chilometro ero certo di collassare, ma ho resistito e ce l’ho fatta», ha detto il vincitore dopo aver dedicato il successo al padre Semyon, da poco scomparso. A raccontare l’esperienza ai giornalisti locali con maggiori dettagli è stata però Alisa Matveeva, che ha preferito correre la mezza maratona. «Un’esperienza a tratti spaventosa — ha spiegato l’atleta — Ho corso praticamente a freddo per i primi dieci chilometri, di fatto metà del percorso, prima di riuscire a percepire un minimo i muscoli, rompere il fiato e scaldare il corpo. Il ghiaccio negli occhi era fastidiosissimo, poi nella seconda parte è andata meglio, perché ho imparato la tecnica precisa per respirare e correre in queste condizioni estreme. Devi adeguarti completamente alle circostanze e non puoi correre semplicemente come sei sempre stata abituata a fare». P arola di una runner che nella sua Mosca è comunque abituata ad allenarsi e a partecipare a manifestazioni podistiche che si svolgono a -20 gradi. «L’accessorio più importante è la mascherina termica, altrimenti le temperature sono troppo basse per non avere conseguenze sul viso», ha avvertito Matveeva. La città di Oymyakon è definita anche «Polo del freddo del mondo», perché qui si registrano mediamente le temperature più basse del pianeta (record di -67 nel 1933), nonostante in tempi recenti il surriscaldamento globale si possa notare soprattutto in questa zona (32 gradi inediti lo scorso 3 luglio, con tanto di incendi e stato d’emergenza proclamato dall’amministrazione locale). La manifestazione podistica rispecchia una vecchissima tradizione, legata all’anniversario dell’autonomia della Repubblica della Jacuzia all’interno dell’ex Unione Sovietica (nel 2021 sono stati celebrati i 100 anni da quella storica data). In una regione che a molti risuonerà familiare solo come un territorio del celebre Risiko, i vincitori ricevono un premio in denaro che sfiora appena i 100mila rubli (poco più di mille euro), mentre un riconoscimento speciale premia invece i partecipanti ultrasettantenni. Si è corso su ogni distanza: dalla maratona, alla mezza, fino ai 10 e 5 km. Nel tempo la competizione ha attirato runner provenienti da Emirati Arabi Uniti, America e Bielorussia, oltre ovviamente agli atleti di casa della Siberia, ma anche dall’Italia, come aveva fatto nel 2019 Paolo Venturini, sovrintendente della Polizia di Stato e atleta del Gruppo sportivo Fiamme Oro. L’obiettivo era realizzare un progetto scientifico, una ricerca a metà tra sport e medicina.