“D’Annunzio meglio di Moravia”, Eugenio Scalfari si scopre dannunziano
[one_third][/one_third] Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, dopo il suo endorsement in favore di Silvio Berlusconi da preferire a Di Maio, si scopre dannunziano. “D’Annunzio allora, D’Annunzio che non perse mai, fu sempre vittorioso – scrive Scalfari su L’Espresso – Così pensava lui di se stesso. Eraclito era il suo destino e Narciso il suo dio. D’Annunzio che scriveva canzoni per ‘la gesta del Carnaro’: ‘Siamo trenta d’una sorte e trentuno con la morte. Eia, l’ultima! Alalà!’ D’Annunzio che, meglio di altri, incarna lo spirito italiano. Eppure è stato dimenticato troppo presto. Da un giorno all’altro, nel momento che ha coinciso con quello in cui gli italiani, dopo esser stati tutti fascisti, diventarono in 24 ore tutti antifascisti. Un giorno ho avuto una discussione con un mio grande amico e maggior poeta della modernità italiana. Lui non disprezza D’Annunzio ma non l’ammette nel Novecento, lo relega nella ‘Belle Époque” ottocentesca…’. Giudizio ingeneroso – aggiunge Scalfari – È stato un personaggio in quasi tutti i campi del pensiero artistico-letterario e in altre attività di azione e di politica, a destra e a sinistra purché fosse protagonista. Certo la sua poesia non è quella di Montale o di Quasimodo, i suoi racconti non sono quelli di Moravia, forse in certi casi sono stati anche migliori, il ‘Piacere’ per esempio è meglio degli ‘Indifferenti’”.