Donne rinchiuse in un recinto, in Italia ecco le immagini della fine del Ramadan
Polemica a Roma nel giorno della chiusura del Ramadan, cominciato il 10 marzo. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia un tempo vicinissimo alla premier Giorgia Meloni, fa circolare le fotografie dell’esterno della stazione della metropolitana Mirti sulla linea C, zona nella periferia della Capitale, raffiguranti alcune donne «rinchiuse in un recinto – attacca lui -. Gli uomini pregano, le donne invece sono discriminate, non possono pregare, ma neppure guardare gli uomini chini verso la Mecca». Come in altre città anche nella Capitale, ieri mercoledì 10 aprile, i musulmani si sono riuniti in preghiera in molti quartieri, da piazza Vittorio al Quadraro fino al Pigneto, festeggiando l’ultimo giorno che segna la fine del sacro mese del digiuno. Ecco, è in questo contesto che il vicepresidente della Camera dei deputati solleva il caso delle «donne nel recinto» avvenuto alla stazione Mirti, a Centocelle. Rampelli, romano, il «grande gabbiano» di Colle Oppio e ideatore, sostiene lui stesso, del nome del partito Fratelli d’Italia, annuncia di aver già presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno in quota Lega Matteo Piantedosi. Non è la prima volta, che Rampelli interpella Piantedosi – tra l’altro ex prefetto di Roma – sulle cose della città. Poche settimane fa, a marzo, sempre con un’interrogazione al governo aveva chiesto conto dell’«inaccettabile degrado» di un altro quartiere periferico di Roma, il Tuscolano, attaccando: «Aggressioni, furti, scippi: ora basta». E ora la presa di posizione su quanto accaduto in occasione del Ramadan. «Ci risiamo – ha scritto Rampelli in una nota ufficiale -. Ecco le immagini della giornata conclusiva del Ramadan, la festa che interrompe il digiuno per i fedeli dell’Islam, provenienti da Roma, quartiere Centocelle. Gli uomini si inginocchiano e pregano Allah, è giusto, ognuno dei circa due milioni di musulmani residenti in Italia ha il pieno diritto di farlo, anche pubblicamente. Le donne invece sono rinchiuse in un recinto e discriminate, una rete da pollaio con telo oscurante impedisce loro di guardare nel settore dei fedeli in preghiera perché sono “esseri inferiori” e non devono avere accesso né diretto né indiretto alla fede». «Si potrebbe obiettare – continua Rampelli – che esiste una libertà individuale, domestica, ma qui si sta a piazza dei Mirti, sul suolo della Repubblica italiana dove a nessuno dovrebbe essere consentito di violare le nostre leggi».
E poi il quesito, che sarà sottoposto anche a Piantedosi: «È giusto far esibire pubblicamente a un gruppo di professanti la reclusione illegale e incostituzionale della donna in quanto tale e la menomazione dei suoi diritti primari? La risposta è certamente chiara: non è giusto. Ed è legale? Nel frattempo non si trova una sola donna di sinistra, non dico una femminista, che s’indigni e protesti…» Posizione ribadita anche dopo le polemiche: «Totale condivisione delle parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella – ha chiarito ancora Rampelli, riferendosi all’intervento di Mattarella sulle libertà religiose -. Si tratta di una violazione inaccettabile della parità tra uomo e donna, principio per noi non negoziabile, dura da digerire ancorché legittima all’interno dei luoghi di culto, ma assolutamente non concretizzabile sulle aree dello Stato, chiunque eserciti i poteri dello Stato non potrebbe mai autorizzare la segregazione delle donne».
Centocelle e altrove. Anche negli scatti che ritraggono il momento di preghiera all’Esquilino, quartiere multietnico per eccellenza della Capitale, si vedono le donne dietro i teli verdi, separate. Qualcuno, su Fb, commenta: «Non mi piace che le donne debbano stare in disparte, uno stato veramente laico e moderno non dovrebbe permettere una cosa del genere». Altri «correggono»: «Mi risulta – scrive un altro utente – che le donne partecipino ai riti religiosi separatamente dagli uomini, non solo nella religione musulmana».
Un imam di Roma, che chiede di restare anonimo per non «alimentare la polemica e fare il gioco della propaganda nera», precisa: «Questa regola della separazione tra uomini e donne durante la preghiera esiste da sempre, fin dai tempi antichi, per favorire la concentrazione spirituale sia degli uomini sia delle donne, è una tradizione che prosegue da quattordici secoli e non cambierà».
Il dibattito è aperto. Ester Mieli, senatrice Fdi e responsabile del dipartimento Pari opportunità, commenta: «Le foto sono davvero preoccupanti, da un lato gli uomini di religione islamica raccolti in preghiera, dall’altro le donne in disparte e rinchiuse dentro a dei recinti: un vero e proprio pugno nello stomaco, immagini che offendono i valori della nostra Costituzione e che raccontano di una discriminazione verso le donne. Ma a colpire ancora di più è il silenzio della sinistra, di quelle femministe in servizio permanente che non hanno rivolto alcuna parola di condanna per queste scene che dovrebbero indignare chiunque».