Droga nel ragù per farlo addormentare, muore bambino niente carcere per il padre
Potrebbe non trascorrere neppure un giorno in carcere Diego Feltrin, il padre del piccolo Nicolò, originario di Codissago (Longarone, in provincia di Belluno), deceduto il 28 luglio del 2022 per overdose. Feltrin è imputato per omicidio colposo, spaccio di droga al bambino e morte come conseguenza di altro reato. In assenza di altre svolte, Feltrin finirebbe direttamente al Tribunale collegiale, ma nelle ultime ore si è registrato un colpo di scena del tutto inatteso. L’avvocato di Feltrin, Massimiliano Xaiz, ha ottenuto un rinvio dell’udienza preliminare di fronte al giudice Enrica Marson all’11 gennaio prossimo per valutare riti alternativi. Non è stata ancora concordata una pena, ma il pm sembra disponibile a riti alternativi rispetto alla detenzione. Xaiz, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito, è convinto di poter ottenere uno sconto di pena e si sta valutando, oltre all’abbreviato, un patteggiamento. Il legale non accetterebbe uno sconto di pena che vada fuori dalla sospensione e si interfaccerà in queste settimane con il pm, il sostituto procuratore Simone Marcon, per definire la condanna. Secondo l’accusa la morte di Nicolò è avvenuta per «intossicazione acuta da sostanza ad azione psicotropa a seguito di indigestione di hashish». Sempre secondo le ricostruzioni della Procura sarebbe stato il padre a somministrare la droga, mescolandola nel ragù della pastasciutta: «Verosimilmente – scrive il pm – lo scopo era quello di farlo stare tranquillo e di addormentarlo». Provare questo specifico punto risulta però essere molto difficile e proprio qui interverrà l’opera della difesa per ottenere il patteggiamento. Nel caso in cui decada l’accusa di spaccio, cadrebbe di conseguenza anche la seconda, quella della morte. L’accusa punta sull’omicidio colposo perché l’hashish detenuto in modica quantità nella casa incustodita sarebbe stato alla portata del piccolo per negligenza o disattenzione e lo stesso ne avrebbe assunto la quantità poi risultata fatale. Per salvare il bambino erano intervenuti i sanitari dell’ospedale di Pieve di Cadore. Secondo i rilievi autoptici eseguiti dal medico legale Antonello Cirnelli di Portugruaro, sarebbe emerso che il piccolo nella sua breve vita sia stato cronicamente esposto a diversi tipi di droghe detenute in vari punti dell’abitazione, nella fattispecie ad elevatissime e letali dosi di hashish, con tracce di cocaina, eroina e metadone. L’ipotesi accusatoria è che la droga venisse verosimilmente mescolate nella pappa del bambino. La madre di Nicolò, nonostante inizialmente fosse sembrato il contrario, non è mai stata indagata ed è identificata come parte offesa assieme ai nonni materni. A favore di un eventuale patteggiamento il fatto che nessuna delle due parti si sia costituita come parte civile. corriere.it