È morto Carlo Mazzone

È morto a 86 anni Carlo Mazzone, ex calciatore ed ex allenatore di calcio di numerose squadre italiane, comprese Roma, Brescia e Bologna.
Conosciuto con il soprannome di Sor Carletto per via del caratteristico e spiccato accento romanesco, non allenava dal 2006. Nella memoria di tutti gli sportivi c’è la corsa cotto la curva durante la partita Brescia-Atalanta 3-3 del 30 settembre 2001. «Ho fatto 795 panchine in serie A e va a finire che verrò ricordato per quella corsa», disse allora il tecnico romano. «La rifarei. Perché i cori che l’avevano preceduta erano stati la cosa peggiore che si può sentire: la mamma è la cosa più importante», aggiunse in un’intervista celebrativa per il suo 80esimo compleanno.
Poche settimane fa aveva festeggiato i 60 anni di matrimonio con la signora Maria Pia, conosciuta durante la sua parentesi calcistica all’Ascoli. «Luglio 1963-luglio 2023. Evviva l’amore, vi mando un abbraccio grande vi voglio bene», aveva scritto. Tra gli auguri che non sono passati inosservati quelli della moglie di Roberto Baggio, Andreina, che aveva risposto sempre su Instagram: «Auguri, che belli». A Baggio lo legava un affetto fortissimo: «Un gigante di umanità, gli ho voluto e gli voglio bene perché è sempre stato un uomo puro», ha detto pochi giorni fa il campione. Un altro grande ex calciatore con il quale ha stretto un legame importante è Francesco Totti. Nel 1993 Mazzone arrivò a sedersi sulla panchina della Roma (dopo la qualificazione europea con il Cagliari); la sua squadra del cuore, il suo «credo» calcistico mai così vicino. Resterà in giallorosso per tre anni conquistando un settimo e due quinti posti ma l’eredità più grande è anche il rapporto con quel ragazzino biondo a cui ha dato campo e fiducia. Per lui era un figlio. Protezione anche; dal calciomercato, che avrebbe potuto presto portare Totti altrove e al suo posto sarebbe arrivato Litmanen ma Mazzone senza pensarci due volte disse «tanto abbiamo il ragazzino, sono soldi buttati», e dalla stampa («Regazzì, vatte a fà la doccia, che co loro ce parlo io»). Aneddoti in quantità, romanità condivisa e mai nascosta e occhi che brillavano ogni volta che si parlava della sua Roma.Tornando a Baggio, il Divin Codino entrerà nella sua vita nel 2000 a Brescia, dove insieme riusciranno a inanellare il record di quattro salvezze consecutive. Baggio arrivò lì proprio grazie a Mazzone e grazie allo splendido rapporto di Carlo con il presidente Luigi Corioni. Un «grande»; inserì nel contratto di Baggio anche la famosa clausola-Mazzone: «In caso di mia partenza da Brescia, Roberto sarebbe stato libero di andarsene». Poi entrò nello spogliatoio e scrisse quel cognome di sei lettere: «Qui c’è il nome di un vostro nuovo compagno, lui farà quello che vorrà, perché è un fenomeno ed un campione». Lo sapeva che Baggio non subiva la pressione. Sapeva anche che cambiare ruolo a tale Andrea Pirlo che era appena arrivato dall’Inter — perché nella sua porzione di campo c’era proprio Baggio — poteva essere un’intuizione felicissima. «Vai, regista. Poi se non ti piace cambiamo». E invece da lì quel futuro campione del mondo non si è più spostato. corriere.it