È morto Giovanni Scambia

Definirlo un luminare è riduttivo. Giovanni Scambia è stato uno dei padri della ginecologia oncologica. E fino agli ultimi giorni ha diretto il suo reparto e continuato a salvare la vita alle sue pazienti, a cui riusciva, con forte empatia, a infondere grande fiducia e il desiderio di non mollare mai davanti alla malattia. La stessa che poi lo ha colpito (al pancreas) e lo ha strappato alla vita in modo fulminante. Nato a Catanzaro alla vigilia di Natale del 1959, Scambia aveva 65 anni, e il suo nome era strettamente legato al Policlinico Agostino Gemelli e all’Università Cattolica, dove era professore ordinario di Clinica ostetrica e ginecologica. Laureato nel 1983, era qui che infatti aveva condotto la sua specializzazione in Ginecologia e ostetricia. Dai primi anni 2000 poi la sua vocazione aveva virato verso l’Oncologia declinata al femminile e la salute della donna. Fino a ricoprire incarichi di prestigio e di rilevanza internazionale, come quello di membro del consiglio direttivo Mito (Multicenter italian trials in ovarian cancer) e di presidente dell’Esge (European society for gynaecological endoscopy). Il suo impegno, per sensibilizzare alla prevenzione dei tumori femminili, si era poi più volte tinto di rosa con iniziative di grande richiamo, come la «Race for the cure» e il docufilm «Le radici del domani», o il concerto annuale «Note di luce» all’Auditorium (in programma proprio per il prossimo lunedì). «Quando ho iniziato il mio percorso per diventare ginecologo oncologo non avrei mai pensato di poter dire a una donna in età fertile con un tumore che dopo la guarigione avrebbe potuto avere un bambino, o che l’intelligenza artificiale potesse essere di aiuto a fornire modelli predittivi di risposte alle cure. Eppure, oggi è così!», aveva detto, solo pochi mesi fa, alla presentazione del docufilm dedicato al suo maestro Salvatore Mancuso. Il mondo medico e accademico, incredulo, ha subito dimostrato il suo affetto per l’uomo e per il grande professionista, stringendosi al dolore della moglie Emma e della figlia Luisa: «Con Giovanni Scambia la sanità italiana perde un luminare dell’oncologia ginecologica – le parole del presidente della Regione Francesco Rocca -, ha accompagnato tantissime donne nel loro percorso di sofferenza, con grande competenza e umanità». «Perdiamo un pioniere della ricerca contro il tumore ovarico, una eccellenza del mondo accademico italiano e uno scienziato di fama internazionale che ha portato lustro al nostro Paese», ha aggiunto Luisa Regimenti, assessore regionale al Personale e all’Università. «Siamo attoniti, sapevamo, ma non ci aspettavamo che ci lasciasse così presto. È stato un punto di riferimento per la ginecologia oncologica in Italia e non solo – ha detto  Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) -. Sempre disponibile con pazienti e colleghi e con una grande passione per la ricerca». «Un grandissimo medico, un ginecologo tra i più bravi d’Europa. Lo piango come amico e come calabrese – ha scritto Simona Loizzo, capogruppo in commissione Sanità a Montecitorio -. Fu lui a farmi partorir, è stato un punto di riferimento per tantissime donne». corriere.it