E’ morto Sean Connery
E’ morto Sean Connery, icona del cinema mondiale, per sette volte eroe della saga più popolare dello schermo, quella di James Bond, iniziata dai produttori Broccoli e Saltzman nel ’62 con «007 licenza di uccidere» di Terence Young e fino all’apocrifo «Mai dire mai», una lista di titoli che sono stati un manuale di sociologia e tecnologia applicata a un eroe globale. Aveva 90 anni. È morto nel sonno, serenamente nella sua villa alle Bahamas dove risiedeva da tempo, come ha dichiarato il suo unico figlio Jason. E da tempo era malato. Nato in un sobborgo di Edinburgo, da una umile famiglia di cui andava fiero, Connery (Oscar da non protagonista per l’incorrutibile Malone degli «Intoccabili») è da tutti riconosciuto, fra i vari volti del personaggio di Fleming, quello migliore, originale a denominazione controllata per quanto riguarda lo stile e il fascino (nonostante un toupet che poi rimase fra i suoi effetti speciali). Quando in rappresentanza della Scozia partecipò a Mister Universo nel 1953, nonostante 1,89 di altezza arrivò terzo.
Connery non voleva essere identificato solo all’agente segreto di sua maestà britannica: fra uno 007 e l’altro lavorò con grandi registi come Sidney Lumet («La collina del disonore», «Rapina record a New York», «Riflessi in uno specchio scuro», «Assassinio sull’Orient Express»), Hitchcock («Marnie»), Ritt («I cospiratori»). Due sue grandi interpretazioni furono con Milius nel «Vento e il leone» e in «L’uomo che volle farsi re» di Huston, mentre trova una vena malinconica con Audrey Hepburn in «Robin e Marian» di Lester e con Fred Zinnemann in «Cinque giorni un’estate». Si arriva poi all’exploit del «Nome della rosa» dal romanzo di Umberto Eco e di «Indiana Jones all’ultima crociata» in cui è il padre di Harrison Ford. Tra i suoi successi avventurosi e spionistici «La Casa Russia», «Caccia a Ottobre rosso», fino al fantasy di «Highlander», ma anche il drammatico «Scoprendo Forrester». Il suo ritiro avviene nel 2003 con «La leggenda degli uomini straordinari», rifiutando «Il signore degli anelli» ma accettando un video gioco da «Dalla Russia con amore».
Il suo problema fu sempre quello di staccarsi dall’identificazione di 007 pur in titoli popolarissimi come «Goldginfer» e «Si vive solo due volte», ma Connery, che in origine esercitò vari umili mestieri, era una self made star, impegnato anche nella battaglia per l’ambiente e per l’indipendenza scozzese e sul braccio aveva il tatuaggio «Scotland forever». Ripreso e abbandonato almeno due volte il ruolo di 007, passato a Roger Moore, Connery ebbe anche ruoli con dive italiane come la Lollobrigida in «La donna di paglia» di Dearden anche se l’apparizione di Ursula Andress nel primo film 007 non ha finora uguali nel fascino delle sue partner. Decorato anche con tre Globe, Connery fece anche teatro dal musical «South Pacific» nel ’53 a «Testimone di accusa» della Christie, fino a un Pirandello, un O’Neill e la Baccanti, mentre fu premiato per «Art» col Tony. Nella vita privata sono prepotentemente entrate due donne, nel ’62 l’attrice australiana Diane Cilento da cui ha avuto il figlio Jason anch’egli attore e nel ’75 si è risposato con la pittrice Micheline Roquebrune.