Elezioni in Ciociaria, liste civiche si spostano a sinistra e Forza Italia resta a secco
di Biagio Cacciola
Le ultime elezioni provinciali hanno dato un segnale che non può, né deve essere sottovalutato. Specie nel basso Lazio. Nelle province di Frosinone e Latina abbiamo assistito a uno spostamento ulteriore di amministratori verso un’area di centrosinistra molto allargata. Le liste civiche nate da posizioni locali, infatti, si sono aggregate allo schieramento storico del PD e hanno dato la maggioranza a quest’area. A significare che gli amministratori locali sono stanchi di grida demagogiche che hanno caratterizzato il centrodestra in questi anni. Anche all’interno di quell’area infatti sono stati eletti amministratori che preferiscono la concretezza alle alte grida manzoniane.
In più c’è da analizzare il fenomeno Forza Italia. Infatti quando questo partito è rimasto ancorato a posizioni di alleanza con le destre ha praticamente azzerato la sua rappresentanza, quando invece si è spostato al centro magari in alleanza col PD e altre civiche, come a Latina, ha ottenuto rappresentanti nei consigli provinciali e guida degli stessi. Questo significa ancora una volta che le amministrazioni locali vogliono essere guidate non da posizioni estreme ma da una cultura di mediazione che è fondamentalmente la tradizione della politica italiana, specie quella legata alle amministrazioni locali. E il boom delle liste civiche sta li a confermarlo.
Consiglieri che non si riconoscono nelle posizioni delle destre ‘sovraniste’, trasmigrano verso schieramenti moderati che hanno il perno nel PD di Letta. Ciò la dice lunga su quello che succederà nelle prossime politiche. C’è i infatti bisogno di rappresentanza che solo un proporzionale che spazzi via la legge elettorale più iniqua d’Europa può assicurare. Pena la diserzione alle urne di cittadini che non si sentono rappresentati da una politica che crede di essere furba emarginando culture e civismo che non si possono ricondurre a poli antagonisti. Per questo il campo ‘allargato’ del PD ha funzionato perché ha rinunciato a forme di egemonia che, invece, dall’altra parte sono ancora il leitmotiv, con una politica personalizzata sui nomi e non sui contenuti e sui programmi.