Emergenza nel Lazio, medici sull’orlo di una crisi di nervi

“La ripresa in crescita dell’epidemia da COVID-19 ha messo in seria crisi l’attività dei Medici di Medicina generale del Lazio e di altre Regioni d’Italia. I MMG si sono sacrificati fin dall’inizio della pandemia con modifiche della propria attività a studio organizzando le visite per appuntamento, oltre alla limitazione di quelle a domicilio, per non infettarsi da pazienti che avrebbero potuto essere possibili portatori del Virus SARS CoV-2, non avendo ricevuto i DPI necessari, pur se richiesti da noi sin dall’inizio. Hanno svolto la loro attività e continuano a farlo con continui contatti telefonici, sia negli studi che nel corso della giornata, rispondendo ad email ed a messaggi sui social, usati spesso anche a sproposito dai pazienti, che riferiscono di non riuscire a chiamare allo studio, dove i telefoni sono “intasati” da continue chiamate. Tale impegno arriva fino a 10-12 ore di attività quotidiana.

 Attualmente i Medici del territorio si trovano ad essere ancora più sotto pressione e sempre più oberati anche da prestazioni non propriamente di loro competenza, per i seguenti motivi, ed in particolare nel Lazio:

  • La diffusione del Covid-19 ha determinato una serie di contagi che i MMG segnalano quotidianamente ai SISP, sull’apposita modulistica, ma senza ottenere alcun feedback operativo, e dovendo spesso sostituirsi alle mansioni di queste strutture aziendali per permettere la ripresa dell’attività lavorativa o la frequenza scolastica con la compilazione di certificazioni, pur se non di loro competenza. Questa situazione è inaccettabile e potrebbe creare un contenzioso, qualora si verificasse una ulteriore diffusione della patologia, senza che i pazienti abbiano avuto un riconoscimento dell’idoneità da parte del SISP competente;
  • La effettuazione di vaccinazioni, come da Dispositivo regionale che ne prevedeva l’avvio dal 1° di Ottobre, si è arenato dopo le prime somministrazioni, per la mancata consegna delle dosi di vaccino necessarie, nel quantitativo richiesto dai Medici;
  • La proposta di effettuare Tamponi negli studi dei Medici ci è sembrato quantomeno inappro-priata per i risvolti di sicurezza che non si possono realizzare nella maggior parte di queste strutture che sono all’interno di edifici di civile abitazione. I Medici sono disposti ad effettuarli purchè ciò avvenga al di fuori degli stessi, nelle vicinanze dei loro studi, con il debito supporto di personale della ASL e della Protezione Civile, che potrebbe fornire tensostrutture da allestire appositamente, anche con collegamento al sistema informatico regionale per la registrazione dei tamponi e le successive azioni previste per la tracciatura dei risultati. Ed inoltre si dovrebbero coinvolgere anche le Amministrazioni comunali o dei Municipi della città di Roma, per la fornitura di spazi idonei all’effettuazione in sicurezza dei tamponi, con fornitura ai Medici dei DPI idonei. Ed inoltre non si deve dimenticare la presenza sul territorio delle USCA-R (che non corrispondo alle USCA presenti nelle altre Regioni), che dovrebbero effettuare i tamponi a domicilio ai casi segnalati dai Medici ai SISP. 

Tutti questi impegni, spesso non debitamente considerati nella complessità della loro gestione e del tempo da impiegare, limitano la normale attività professionale di competenza del Medico di Medicina generale. Tale limitazione del tempo a disposizione riduce la possibilità dell’assistenza idonea a pazienti con patologie cronico-degenerative, alla gestione dei pazienti non deambulanti, seguiti in attività CAD, e non ultimo la gestione dei pazienti con insorgenza di nuove patologie che si presentano a studio. A tutte queste mansioni in questo ultimo periodo si aggiungono anche le attività indicate sopra che potrebbero anche essere gestite dai Medici, ma che necessitano dell’idoneo supporto dalle ASL attraverso i loro uffici competenti.

 Negli ultimi giorni lo SNAMI ha inviato due lettere alla Regione, nelle persone dell’Assessore D’Amato e del Direttore Regionale Botti, di sollecitazione ad un confronto sulla corretta gestione degli argomenti indicati sopra nell’ambito del Comitato Regionale per la Medicina generale. E’ necessaria per ridurre gli impegni dei MMG una maggiore operatività dei SISP, i quali risultano in sofferenza di organico, ma che non possono esimersi dallo svolgere le mansioni previste sin dai primi DPCM del marzo scorso e reiterate nei successivi dispositivi governativi attuativi. 

 Lo SNAMI, al persistere di tali inadempienze o alla mancata convocazione in Regione come da nostra richiesta, intende presentare idonee denunce alle Autorità di Pubblica sicurezza, in base alle segnalazioni dei propri iscritti che non possono essere ulteriormente oberati di mansioni non di propria competenza e che riducono l’attenzione per un corretto svolgimento della attività professionale di cura dei propri pazienti.

 Confidiamo che la Regione tenga conto delle nostre sollecitazioni e voglia condividere percorsi virtuosi per non dover rischiare che altri colleghi debbano perdere la vita nello svolgimento della loro attività o perdere quella lucidità che in situazioni di stress eccessivo o addirittura di Burn-out, potrebbe far commettere errori pericolosi per la propria e l’altrui incolumità”. Lo comunicano il dott. Giuseppe Di Donna, presidente regionale SNAMI Lazio e il dott. Giovanni Magnante, presidente provinciale SNAMI Frosinone.