Energie rinnovabili pannelli solari e centrali eoliche, ok dell’Europa l’Italia si divide

La crisi energetica induce l’Europa ad affidarsi al rinnovabile, ma in Italia burocrazia e indecisioni ne hanno sempre frenato la transizione. A marzo 2023 erano più di 1300 i progetti di impianti rinnovabili fermi in lista di attesa e sottoposti a valutazione, e ad ottobre la situazione non sembra ancora aver fatto progressi. Un problema non di poco conto anche e soprattutto per le famiglie Italiane e le loro bollette, soprattutto se considerato che, ad esempio, le offerte luce per le utenze domestiche più convenienti sul mercato libero sono quelle che fanno al 100% affidamento alle fonti rinnovabili. Tuttavia, l’intervento dell’Unione Europea su tale materia dovrebbe finalmente segnare un punto di svolta. L’Ue ha deciso di portare l’utilizzo delle energie rinnovabili al 42,5% entro il 2030, senza escludere l’ancora più ambizioso obiettivo del 45%. Per far ciò, dunque, saranno semplificate le procedure burocratiche relative all’installazione di nuovi impianti e al rinnovo di quelle già esistenti. Per favorire ulteriormente questo processo di cambiamento nel modo in cui produciamo e consumiamo energia, lo scorso Settembre il parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la nuova direttiva RED III (Renewable Energy Directive), che consiste in una serie di misure volte a promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili. Tale normative prevede la semplificazione delle procedure necessarie alla concessione di permessi mirati alla costruzione di nuovi impianti di energia rinnovabile come pannelli solari e centrale eoliche- o per il riadattamento di quelle già esistenti. “Il maggiore utilizzo di energia rinnovabile nella rete elettrica e una costruzione molto più rapida di turbine eoliche e impianti solari significano prezzi più bassi per i cittadini e le imprese. Questo creerà anche un vantaggio reale per l’Ue come polo industriale e per la competitività europea come attore globale. I cittadini beneficeranno di prezzi dell’elettricità più bassi e più prevedibili, ma anche la produzione di elettricità sul tetto o sul balcone per il consumo personale o per la vendita alla rete diventerà più semplice e più conveniente”  ha suggerito l’eurodeputato finlandese dei Verdi Ville Niinisto. Ma qual è la posizione Italiana sul piano politico? La maggioranza Italiana si è totalmente spaccata sul testo del RED III. I deputati di Forza Italia si sono espressi a favore, quelli della Lega di Matteo Salvini hanno espresso un parere contrario ed i quattro rappresentanti di Fratelli d’Italia si sono astenuti.Nel bel paese, infatti, impera la perplessità e si fatica a trovare l’unità di intenti necessaria per uscire da una crisi caratterizzata da alti prezzi di energia elettrica e gas e da una serie di ostacoli a cui dover fare fronte sul piano burocratico. A tal proposito, per esempio, sono ancora in sospeso richieste di allaccio alla rete elettrica di impianti rinnovabili che ammontano a 170 GW di potenza e che sono da anni in attesa di autorizzazione. Come affermato in precedenza da Agostino re Rebaudengo, presidente dell’ associazione Elettricità Futura, “autorizzare queste richieste vorrebbe dire tagliare del 20% le importazioni di gas e creare 80.000 nuovi posti di lavoro, dando un grande beneficio all’economia italiana grazie agli 85 miliardi di euro di investimenti che il settore elettrico è pronto ad avviare”. Infatti, l’associazione da lui presieduta rappresenta il 70% del mercato elettrico Italiano e si pone come obiettivi principali la sicurezza, l’indipendenza, la sostenibilità e la competitività del nostro paese sul piano energetico. Nonostante i dubbi presenti in Italia, la direttiva RED III è ormai legge e sarà presto pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE, per poi entrare definitivamente in vigore 20 giorni dopo. A partire da quel momento, poi, gli Stati membri avranno 18 mesi di tempo per integrarla all’interno della legislazione nazionale.

Redazione Digital