Estratta viva dalle macerie dopo 170 ore, i morti in Turchia e Siria sono 35mila
Il numero delle vittime del devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria continua a salire. A una settimana dal cataclisma, il conteggio avrebbe raggiunto i 35 mila morti (31 mila solo in Turchia e 4 circa mila in Siria), più di 80mila feriti e 93mila persone evacuate: lo ha reso noto l’Afad, l’agenzia che si occupa della gestione delle emergenze in Turchia. Intanto contro ogni previsione, anche la più ottimista, i soccorritori continuano a lavorare per estrarre gli ultimi superstiti dalle macerie e, dopo il miracoloso ritrovamento di ieri (domenica 12 febbraio) di un bimbo di sette mesi ancora vivo, oggi una donna di 40 anni è stata salvata dopo 170 ore sotto i detriti di un palazzo di cinque piani crollato lunedì 6 febbraio a Islahiye, nella provincia turca di Gaziantep. La donna, Sibel Kaya, è stata soccorsa da una squadra composta anche da membri del salvataggio delle miniere di carbone della Turchia. Ed è corsa contro il tempo a Kahramanmaras (la regione dove è disperso l’italiano Angelo Zen), dove una squadra di soccorso proveniente dalla Spagna ha stabilito un contatto con tre persone: una madre, una bambina e un bambino. Il contatto è stato stabilito dopo 173 ore dal sisma. Anche il Burundi si mobilita inviando un team di soccorritori specializzati composto da dieci elementi come confermato alla Bbc dal ministro degli Affari esteri Albert Shingiro, chiarendo che il team sarà inviato «nelle zone in cui c’è maggiore necessità». Lo stesso non verrà fatto però per la Siria – altro paese gravemente colpito dal sisma – a causa delle «difficoltà di accesso» nelle regioni terremotate, come ha spiegato Shingiro. Negli ultimi giorni si è aggiunto alla lista il Sudan, che ha fatto decollare un aereo con a bordo aiuti di prima necessità e una squadra della Forza civile di difesa composta da 40 soccorritori, tra cui sette medici. In arrivo in Turchia anche dei soccorritori dal Vietnam: come riporta Vietnam Net, è la prima voltache il Paese asiatico mobilita risorse per altri Stati in caso di disastri naturali. La Siria sta ricevendo sostegno da Russia, Emirati Arabi, Giordania e persino Palestina e Filippine, nel nord-ovest gli aiuti faticano ad arrivare: gli Elmetti bianchi, un corpo di volontari civili, ha definito la situazione «assolutamente catastrofica». Il direttore dell’Ufficio per le operazioni umanitarie delle Nazioni Unite Martin Griffiths sostiene che il bilancio potrà superare le 50mila vittime e su Twitter ha aggiunto: «Finora abbiamo deluso le persone nel nord-ovest della Siria. Si sentono giustamente abbandonate, in attesa di un aiuto internazionale che non è arrivato». Infine ha invocato l’apertura di nuovi corridoi ai convogli umanitari.