Fallimento del comunismo e fine di una dittatura sanguinaria, ecco la caduta del muro di Berlino
Il comunismo non è stato condannato da qualche pensatore contrario alle tesi scellerate che proclamavano l’uguaglianza di tutti gli uomini, l’abolizione delle classi sociali, della proprietà privata e dei mezzi di produzione ma direttamente dalla storia.
Un fallimento politico e socioeconomico di proporzioni planetarie. Un regime totalitario e sanguinario che in Europa si è macchiato di crimini contro l’umanità fino alla caduta del muro di Berlino.
Nel tardo pomeriggio del 9 novembre 1989, nella sala stampa del comitato centrale della Sed (il partito comunista della Ddr) il portavoce del governo della Germania orientale Günter Schabowski annunciò la decisione di aprire il confine tedesco per lasciar passare i cittadini che volevano andare a Ovest. Incalzato dal corrispondente dell’Ansa Riccardo Ehrman, che gli chiese quando sarebbe entrato in vigore il nuovo regolamento, ammise: “A quanto ne so, subito, da ora”. La risposta passò alla storia e già la sera stessa gli abitanti di Berlino Est si arrampicarono sul Muro e lo oltrepassarono. E il Muro, costruito il 13 agosto 1961, iniziò a essere smantellato.
La legge 15 aprile 2005, n. 61 della Repubblica italiana dichiara il 9 novembre “Giorno della liberta”, quale ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo.