Famiglia finlandese scappa dalla Sicilia, “Qui la scuola non funziona”
«Il mio bambino di sei anni mi ha detto: “Mamma urlano e picchiano sul tavolo”. Il 14enne ha aggiunto: “Sì, è pazzesco che usino il fischietto e urlino”, e poi: “Conosco l’inglese meglio dell’insegnante di inglese stesso”. Cosa avrei dovuto fare?». Elin Mattsson è una madre finlandese di 4 figli (di 15, 14, 6 e 3 anni). È una pittrice di 42 anni, suo marito ha 46 anni ed è un Information Technology Manager che lavora da remoto. Attratta dalla Sicilia, lo scorso agosto, la famiglia Mattsson ha deciso di trasferirsi a Siracusa e di iscrivere i figli a scuola. Ma si è trovata davanti a un sistema scolastico totalmente diverso da quello sperimentato finora, in Finlandia, in Spagna ma anche in Gran Bretagna. Così, dopo appena due mesi di vita siciliana e di lezioni in classe, i Mattsson hanno deciso di andare via. Hanno lasciato l’Italia, ma prima hanno scritto una lettera aperta – raccolta e tradotta da Roberta De Stefani e pubblicata su SiracusaNews – per illustrare i motivi per i quali non vogliono che i loro figli studino nella scuola italiana. Meglio la Spagna, dove avevano già vissuto in precedenza. Una lettera che ha aperto un vero e proprio caso, con centinaia di reazioni social. I dubbi della famiglia Mattsson sono iniziati il primo giorno di scuola, quando si son o presentati per formalizzare l’iscrizione: il rumore delle classi era troppo forte anche solo per concentrarsi e sbirciando all’interno di un’aula la pittrice era rimasta scioccata vedendo un bimbo di 7 anni svolgere un esercizio di fronte a un insegnante arrabbiato. Stupore anche per le pause: brevi e fatte in classe, dove si sta già seduti per ore. Mentre in Finlandia, spiega la lettera, gli studenti hanno un break di 15 minuti tra una lezione e l’altra e lasciano l’aula per giocare assieme in giardino o nel patio, “sorvegliati” dagli insegnanti. Le perplessità sono poi aumentate quando la mamma ha accompagnato il figlio più piccolo, 3 anni, all’asilo: «Ero preoccupata quando ho visto il giardino. Niente con cui giocare? Dov’erano tutte le cose da scalare? Voglio dire, ho visto attrezzature per far giocare i bambini nei parchi cittadini, quindi sicuramente sanno come ottenerle. I bambini non dovrebbero giocare anche all’asilo? No, c’era solo un giardino vuoto intorno al perimetro dell’edificio. Non andava bene. I bambini dell’asilo sono seduti per lo più dentro, ancora attorno a un tavolo a fare piccole cose solo con le mani. Fare esperienze all’aperto è essenziale per ogni persona che apprende. L’insegnamento all’asilo dovrebbe venire dal gioco. Negli asili finlandesi i bambini escono fuori ogni mattina tra le 9 e le 11, possono giocare liberamente (hanno macchinine, oggetti per arrampicarsi, scatole con la sabbia dove giocare, tutti i tipi di giocattoli simili a quelli che si trovano qui nei parchi). Una volta arrivata l’ora del pranzo si entra dentro. Successivamente, si svolgono attività all’interno e poi di nuovo gioco all’aperto nel pomeriggio dalle 13 alle 16 (vestiti a seconda del tempo)», evidenzia Elin Mattsson nella sua lettera. La famiglia in “fuga” contesta anche i metodi pedagogici degli insegnanti, le urla, ma anche la vita sempre di corsa e il traffico in auto. In Finlandia, racconta, i bambini (7-12 anni) vanno a scuola da soli, usano la bicicletta o vanno a piedi, e se abitano a più di 5 km dall’istituto possono usufruire del bus scolastico e tornare a casa da soli quando la giornata scolastica è finita. «In Spagna avevano bambini più grandi che stavano agli incroci con luci al neon e fermavano il traffico la mattina e il pomeriggio quando i più piccoli attraversavano – conclude la mamma – In Finlandia insegni ai tuoi figli come comportarsi nel traffico in modo che possano andare da soli. Ciao, ciao Siracusa e hola Espana». Il sindaco di Siracusa Francesco Italia non può né vuole entrare nel merito delle questioni legate ai rapporti specifici degli insegnanti con la famiglia Mattsson, ma commenta così la vicenda: «Non serve certo questa lettera a valutare le differenze tra il sistema scolastico finlandese e quello italiano, posto che il primo è riconosciuto come uno dei migliori al mondo. Posso solo dire che nel sistema in cui sono inseriti, i professori, a Siracusa come nel resto d’Italia, fanno miracoli con stipendi ridicoli e che i governi dovrebbero investire molto di più nella scuola, offendo il tempo pieno nella scuola primaria, e potenziando la formazione continua di docenti e personale. Per quanto ci riguarda, grazie al Pnrr e all’impiego di altri fondi regionali, stiamo investendo più di 10 milioni di euro per l’edilizia scolastica tra lavori di efficientamento energetico, palestre, mense, ma è di tutta evidenza come i sindaci non abbiano alcuna competenza sui programmi, sulle attività curricolari ed extracurricolari». corriere.it