Fare Verde Frosinone, “Allarmante storia dell’inceneritore di San Vittore”

“Che la vita è piena di sorprese è risaputo, ma ce ne sono alcune che rimangono indelebili nella mente soprattutto quando vanno a toccare aspetti importanti della nostra vita quotidiana come il diritto alla salute.

L’istruttoria che ha portato all’autorizzazione della IV linea di incenerimento a San Vittore del Lazio è una di quelle cose difficili da spiegare, ma sicuramente un’esperienza da condividere con tutti e che possa servire da lezione.

Essendo la IV linea di incenerimento un’opera per definizione “impattante”, la parola trasparenza, salvaguardia e tutela sono d’obbligo. Sembrano parole scontate, ma non lo sono affatto. Il Comune di San Vittore del Lazio è definito come “area di risanamento” secondo il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria.

Questo significa che l’area ove ricade l’opera è una zona da risanare e non da compromettere ulteriormente sotto il profilo socio-ambientale. Per l’ente autorizzativo il piano di risanamento della qualità dell’aria sembrerebbe essere del tutto irrilevante visto che di fatto ha ritenuto quanto prodotto da ACEA Ambiente nei propri elaborati “prioritario” e “di affidabilità maggiore” rispetto alle norme vigenti, contravvenendo a tutto quanto stabilito dal piano stesso.

Ai responsabili del procedimento sarebbe bastato consultare i dati ARPA Lazio per gli anni 2021 e 2022 per capire che i 68 e 74 superamenti dei limiti massimi dei PM10, sono una violazione della legge e costituiscono un serio pericolo per la salute umana. Non solo, anche i valori annuali medi dei PM2.5 sono prossimi ai limiti di legge, anche se risultano essere più del doppio rispetto ai limiti stabiliti dall’Organizzazione Mondiale per la Salute.

I PM2.5 fanno parte della famiglia delle cosiddette “polveri sottili” capaci di entrare in profondità fino agli alveoli polmonari senza troppa difficoltà a causa delle dimensioni ridotte.

A qualcuno verrebbe da pensare che la tutela alla salute sia un diritto subordinato e secondario rispetto agli interessi della Regione Lazio. Si perché si parla di interessi e non di necessità, soprattutto in considerazione del fatto che il Comune di Roma quasi in contemporanea alla realizzazione della IV linea a San Vittore sarà pressoché autosufficiente nella chiusura del ciclo rifiuti.

Perché allora ‘autorizzare a tutti i costi (??). Basti pensare che alla fine della prima delle tre sedute della conferenza dei servizi, a detta dell’ufficio competente della Regione Lazio per le autorizzazioni ambientali, era tutto pronto per esprimere il proprio parere di competenza; per chi avesse dubbi successivamente risultato favorevole alla realizzazione della IV linea di incenerimento.

Fatto alquanto anomalo visto che solo tre mesi dopo l’ente preposto alla tutela ambientale, ovvero ARPA Lazio in assenza delle integrazioni richieste ad ACEA Ambiente comunica addirittura la mancata partecipazione alla seconda conferenza dei servizi. Ovvero tre mesi dopo che l’ufficio autorizzazioni ambientali era pronto ad autorizzare, l’ARPA a seguito di accertata carenza documentale da parte di ACEA Ambiente rinuncia a partecipare alla seconda seduta della conferenza dei servizi.

È inutile sottolineare che stiamo parlando di tutela della salute umana. Il modus operandi ricorda per certi versi l’istruttoria che ha portato la Regione Lazio all’autorizzazione ambientale delle tre linee di incenerimento nel 2016, dove ARPA Lazio venne estromessa nella fase finale dell’istruttoria.

A tal proposito è legittimo chiedersi chi sia stato allora a verificare e certificare l’applicazione delle Migliori tecnologie Disponibili (B.A.T.) se non lo ha fatto ARPA Lazio (??)

Lo stupore non risiede neanche nel fatto che dopo oltre 10 anni si è ravveduti che uno dei due scarichi

delle acque meteoriche dell’impianto non era mai stato autorizzato dalla Provincia di Frosinone e neanche nel fatto che durata del procedimento sia stata oltremodo lunga che sembrerebbe in violazione delle vigenti norme di legge e neanche nella mancata archiviazione da parte della Regione per il mancato rispetto dei tempi stabiliti dalla legge da parte di Acea Ambiente, necessari per fornire le integrazioni richieste in sede di conferenza dei servizi.

Ciò che davvero preoccupa e stupisce è la totale mancanza di trasparenza e di dialogo, nonché l’enorme confusione che si sa non aiuta a capire ma aiuta nascondere…..

Infatti, se da un alto la Regione Lazio nelle proprie autorizzazioni specifica che la IV linea di incenerimento “…dovrà essere utilizzata unicamente per sopperire alle esigenze di manutenzione e revamping delle tre linee esistenti…..” e che” La realizzazione della IV linea è finalizzata esclusivamente a sopperire alle esigenze di manutenzione impiantistica”, l’Area Rifiuti descrive la IV linea con una parola che è emblematica, ampliamento. A questo punto viene da chiedersi, ma che cos’è, ampliamento, linea sostitutiva oppure addirittura un nuovo impianto ???

Se non fosse che la IV linea in questione fosse autorizzata con un’autorizzazione ambientale a se stante ex novo, che non comprende le tre linee di incenerimento esistenti e che per l’ente autorizzativo esso è un co-inceneritore e non un inceneritore come le tre linee in esercizio, oltre al fatto che la stessa sia stata autorizzata a trattare anche quantitativi indefiniti di un rifiuto che le tre linee di incenerimento esistenti non sono autorizzate a trattare, qualcuno potrebbe davvero credere che effettivamente trattasi di “linea sostituiva” come dipinto dall’ente autorizzativo della Regione Lazio.

In realtà è ovvio che uno stesso impianto non può avere due autorizzazioni ambientali differenti.

Pertanto la IV linea di co-incenerimento non è né un ampliamento né una linea sostituiva, di fatto è un nuovo impianto con caratteristiche tecniche diverse rispetto a quello esistente ed autorizzato a trattare una tipologia di rifiuto addizionale che non sono i fanghi da depurazione come originariamente motivato nella descrizione dell’opera sia da ACEA Ambiente che dall’Area Rifiuti.

La ciliegina sulla torta, da non credere, la mette ACEA ATO 5 successivamente alla chiusura della conferenza dei servizi (conclusa con l’autorizzazione alla realizzazione della IV linea) con il diniego di aumento di portata idrica richiesta da ACEA Ambiente per alimentare l’impianto. In un impianto come questo dove l’acqua è importante tento quanto i rifiuti, ci si chiede come è possibile fornire parere favorevole ed autorizzare senza alcuna verifica e garanzia sull’ approvvigionamento idrico da parte dall’ente preposto (???) Sconcertante è il fatto che diversi Comuni del basso Lazio serviti proprio da ACEA ATO 5 sono in perenne emergenza idrica, addirittura con razionamento giornaliero dell’acqua.

Questa è solo l’inizio della storia, vi invito a seguire la prossima puntata, perché non finisce qui”. Lo comunica Fare Verde Cassino.

Redazione Digital