Finanziamento illecito, indagati Matteo Renzi e Lucio Presta
Settecentomila euro ricevuti dalla società Arcobaleno Tre del manager Lucio Presta – oltre la metà dei quali per la realizzazione del documentario tv «Firenze secondo me» – rappresentano per la Procura di Roma un ipotetico finanziamento illecito al leader di Italia viva Matteo Renzi, che ora è indagato per violazione della legge sulle provviste ai partiti e agli esponenti politici.
I pagamenti della società dell’agente delle star televisive sarebbero state effettuati, secondo gli accertamenti della Guardia di finanza, con «l’emissione e l’annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale», motivo per cui Presta e il figlio Niccolò (amministratore unico della Arcobaleno Tre) sono inquisiti anche per reati tributari. Per acquisire ulteriori elementi utile all’inchiesta, mercoledì scorso i finanzieri sono andati a perquisire la sede della società, nonché le abitazioni dei due Presta e di altre persone legate alla Arcobaleno Tre.
Oltre alla realizzazione dei documentario sulla città di cui è stato sindaco, andato in onda in quattro puntate tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019 su Discovery channel,come causale delle fatture pagate a Renzi ci sarebbero idee per programmi mai realizzati e la cessione dei diritti d’immagine dell’ex segretario del Pd. I soldi ricevuti da Presta sarebbero stati poi utilizzati da Renzi per restituire un prestito, all’incirca della stessa entità, ricevuto dalla madre di un imprenditore amico per l’acquisto della villa dove l’ex premier vive con la sua famiglia.
«Con molta tranquillità e determinazione dico che vado avanti, con più decisione di prima. E vado avanti a testa alta perché tutto quello che ci riguarda è trasparente, tracciato, bonificato, lecito e legittimo. Non ho niente da nascondere né da vergognarmi». Così, su in un video su Facebook, Matteo Renzi commenta la vicenda. «Potrei fare una battuta e dire che rispetto all’ultima presentazione di un libro, quando hanno arrestato mio padre e mia madre, questa volta si sono limitati a un avviso di garanzia. Ma c’è poco da ridere. Anzi, niente». corriere.it