Frosinone, biodigestore e anidride solforosa verso un futuro di malattie

“L’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone e Provincia alla luce della divulgazione dei dati del Progetto  Regionale Indaco chiarisce che trattasi di uno studio di coorte  dichiaratamente amministrativa, che oltre i Comuni del Sin della Valle del Sacco  ha incluso anche i restanti Comuni della Provincia di Frosinone, per valutare il  rapporto tra mortalità ed inquinanti atmosferici. Rapporto risultato positivo. Per la mortalità da cause respiratorie : “ si registrano stime di rischio positive per quasi tutti gli inquinanti e statisticamente significative solamente per l’SO2 (Anidride Solforosa)” E’ questa la notizia  che atterrisce. Traspare evidente che l’Anidride Solforosa sarà non gradita attrice dello scenario sanitario futuro per i cittadini di Frosinone e di Anagni in ambito di mortalità respiratoria, poiché la SO2 è l’ inquinante  inevitabilmente prodotto dai biodigestori anaraerobi di rifiuti, quali quello già autorizzato ad Anagni e ventilato da anni per Frosinone. L’inquinamento da SO2 , che fino ad oggi non ha avuto rilevanza particolare in questi nostri Comuni da altro avvelenati, con l’insediamento dei biodigestori si renderà causa ineludibile di malattie respiratorie e di  aumento di mortalità. Si prospetta uno scenario sanitario  pericoloso, prevedibile , anticipabile dai dati emersi proprio dallo studio regionale Indaco di recente diffusione, secondo una dinamica di causa effetto (inquinante-mortalità) già chiaramente esposta, documentata e conosciuta comunque da anni, nota e riportata più volte dalla letteratura. Lo studio sembra suggerire quasi una programmazione di malattia, in un contesto locale  in cui la presenza di concentrazioni elevate di PM 10, PM2,5 e le malattie conseguenti sono già un’emergenza. Ma  in questi ultimi giorni nel corso delle varie presentazioni propagandistiche  dei dati Indaco, affidate a figure le più disparate e  spesso in contiguità con lobby industriali o Associazioni  legate al business degli  incentivi del biometano, non si è lontanamente accennato, né tantomeno posto il dovuto accento sulla drammatica correlazione tra inquinamento da solforati , aumento del rischio di morte e biodigestori nella Valle del Sacco. Per Frosinone è in atto da parte della Regione Lazio un iter autorizzativo per un biodigestore da 50 mila tonnellate di rifiuti anno (FORSU) estensibile a 90 mila. Un impianto che stava per essere approvato, senza colpo ferire, oltre tre anni or sono  e che l’intervento esclusivo dell’Associazione Medici per l’Ambiente, su segnalazione dell’architetto Marco Mastronardi consigliere  dell’allora Amministrazione Comunale di Frosinone,  in exstremis, in pericolosa prossimità della scadenza dei termini, nel totale silenzio tombale di note  associazioni ambientaliste ,istituzioni, politica, presentò tutta una serie di rilievi critici,  grazie ai quali si innescarono richieste continue di modifiche ed aggiornamenti da parte degli enti preposti ai controlli, tuttora in essere. Il risultato è che ancor oggi l’iter di approvazione trova difficoltà , è alla ricerca affannosa di correzioni, a dimostrazione postuma  di un’approssimazione  ed una manchevolezza nella presentazione progettuale iniziale di un impianto, in toto considerato, la cui fallacia all’epoca   non sembrava apparire visibile agli organi decisori. Purtuttavia la Regione Lazio ha continuato, con discutibili procedure, a concedere tempo e possibilità al privato proponente, al fine di ottenere l’autorizzazione. Ad Anagni già approvato dalla Regione Lazio un biodigestore per trattare 82mila tonnellate rifiuti anno in assenza di qualsiasi precedente valutazione di ordine sanitario con  una ASL , che assente nella maggior parte delle conferenze dei servizi decisorie per gli impianti insalubri, rifugiata costantemente nel silenzio-assenzo per Anagni, è riuscita invece ad esprimere per il biodigestore di Frosinone addirittura un giudizio di idoneità, salvo prospettando un controllo dopo l’eventuale edificazione. Il contrario della “prevenzione” : prima costruire, dare possibilità al danno  di concretizzarsi e poi eventualmente bonificare. Il binomio mortalità da Anidride Solforosa e insediamento dei biodigestori non ha, in questi giorni, a nostro avviso, ricevuto la dovuta attenzione, l’ analisi corretta  e tantomeno si è assistito ad una sintesi di condanna dei biodigestori stessi , produttori futuri di SO2, nel nostro territorio. Come sono rimasti occultati e sconosciuti fino al 2021, anche se già noti dal 2016, i  dati drammatici relativi ai tumori ed alle malattie di coloro che risiedevano entro i cinque km di distanza dalle maggiori discariche della Regione Lazio , così per lo studio Indaco  il dato di eclatanza emerso, ossia la significatività degli effetti dell’inquinamento da solforati sulla mortalità da cause respiratorie  è passato quasi inosservato e meno che mai nessuno ha esplicitato lo stretto rapporto tra questi veleni ed i biodigestori che ne sono produttori certi. Sembra emergere a livello mediatico e propagandistico il messaggio forzoso di una normalizzazione delle condizioni sanitarie di questo territorio, stridente ed opposta alla realtà quotidiana che i cittadini vivono. Ciascuno  ponga mente al numero ed alle gravità delle malattie presenti nelle famiglie, tra i conoscenti. Questa è la realtà non raccontata e che ognuno può e deve valutare. Per tale motivo   continua faticosamente  l’impegno dei Medici per l’Ambiente nel sorvegliare, nell’indagare attraverso studi territoriali le malattie, nell’interpretare e anche revisionare la lettura dei comunicati, facendo emergere il significato vero che spesso, purtroppo, appare fuorviato e fuorviante. A Frosinone nel 2016 l’incidenza di Asma e BPCO risultava doppia e tripla rispetto gli altri capoluoghi di provincia. Nello stesso anno la ASL Frosinone risultava nel Lazio quella con maggior numero di ricoveri per asma presso il Bambin Gesù di Roma. Nonostante ripetute richieste non si riesce ad avere da parte della ASL dati aggiornati sull’asma infantile. In questo contesto, l’avvento dei biodigestori, potrebbe costituire l’ennesimo dramma sanitario annunciato nella Valle delSacco”. Lo comunicano la dott.ssa Teresa Petricca – responsabile scientifico, il dott. Antonio Necce – referente per Anagni, il dott. Giovambattista Martino – coordinatore.

Redazione Digital