Frosinone, mio padre sfuggito alla deportazione in Germania 25 aprile deve unire e non dividere
di Biagio Cacciola
Quando ero prosindaco a Frosinone alla fine degli anni novanta, ricordavo ufficialmente il 25 aprile al monumento di viale Mazzini, il capolavoro di Umberto Mastroianni. E non avevo dubbi. Grazie al sacrificio di migliaia di uomini e donne, compreso mio padre sfuggito per miracolo alla deportazione in Germania, potevamo celebrare la libertà riconquistata. Perché questo è il punto dirimente anche con chi difende le scelte contrarie e filotedesche dal ’43 al ’45. Ragazzi che presi da un malinteso senso dell’onore si erano schierati con i tedeschi attraverso la Repubblica di Salò. Il regime era finito, tra l’altro per opera di fascisti, nel luglio ’43. Il disastro della dittatura e della guerra erano sotto gli occhi di tutti gli italiani, dei familiari di chi non era più tornato dai fronti di guerra, in particolare in Russia. Nel clima di muore Sansone con tutti i filistei, il nazifascismo sapendo già che la guerra era persa mostro il suo volto più brutale. Certo c’erano gli alleati che avanzavano lentamente da sud e la Russia che obbligava i tedeschi a distogliere divisioni dall’Italia. In mezzo c erano migliaia di persone normali che decisero di rivendicare per la patria indipendenza e libertà. Questo fu il movimento partigiano. E non ci sono scuse per chi fa finta che la libertà non sia stata riscattata a caro prezzo. In un paese normale dovrebbe essere un fatto scontato sia dal centro, dalla sinistra, dalla destra. Le date da abbracciare tutti insieme senza fare finta di stare ancora nel ’43. La costituzione ce lo ricorda.