Frosinone, il sindaco Ottaviani ricorda Anna Frank

Come appare il male? Nell’iconografia che ci è stata consegnata dalla storia dell’arte, è facile da riconoscere: nel corso dei secoli, artisti di grande levatura l’hanno dipinto ricorrendo a fattezze spaventose, deformi, ripugnanti. Nella realtà, il male può assumere forme difficili da individuare, nascondendosi dietro l’apparente normalità di un grigio burocrate (quell’Eichmann, ad esempio, per cui Hannah Arendt coniò il termine “banalità del male”). Oppure, può annidarsi nella quasi impercettibile perdita, giorno dopo giorno, di quelle caratteristiche che più ci rendono umani: la solidarietà, la compassione, l’empatia, la consapevolezza che le nostre azioni abbiano una ripercussione sulle vite di chi ci circonda. Come possiamo opporci, oggi, all’ingiustizia? Come possiamo far sì che il dramma e il dolore vissuto da milioni di uomini, donne e bambini non si ripetano più? Proprio una bambina, tanti anni fa, ci ha insegnato che – nonostante la reclusione, le sofferenze patite, l’insensata ferocia della guerra e delle deportazioni – solo mettendo al centro la nostra umanità, ossia quei valori che abbiamo appena ricordato, possiamo costruire un futuro di pace, di giustizia, di coesione. Questa bambina si chiamava Anna Frank e il messaggio che ci ha lasciato illumina, di speranza e bellezza, il mondo di oggi: “Conservo ancora tutte le mie speranze, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”.