Gli 80 anni di Francesco Guccini, l’artigiano delle note
Il 14 giugno Francesco Guccini compie 80 anni. Festeggia nella sua Pavana, tra i monti dell’Appennino Tosco-Emiliano, con la moglie, i parenti, pochi amici che lo stanno già inondando di telefonate. “D’altronde, dice, “il momento che stiamo vivendo, questa assurda pandemia, non ci permette di fare diversamente”. È il primo della famiglia, proprio lui, “nato 4 giorni dopo l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale”, a essere arrivato a compiere 80 anni, racconta. Cantautore e scrittore di successo (è nella cinquina finalista del Premio Campiello con “Tralummescuro”), occasionalmente attore, Guccini di cose ne ha fatte veramente tante.
È stato anche docente di lingua italiana presso la sede bolognese dell’università americana “Dickinson College” e giovane giornalista per la “Gazzetta di Modena”. Da “Folk beat n.1” del 1967 a “L’ultima Thule” del 2012, sono sedici gli album registrati in studio dal Cantautore, a cui si aggiungono otto dischi live, quattro raccolte e una carriera di esibizioni dal vivo che, in quarant’anni, ha toccato quasi quota cinquecento concerti. Come scrittore ha pubblicato ventiquattro libri, otto dei quali scritti assieme a Loriano Macchiavelli in un fortunato sodalizio che va avanti, ormai, da 23 anni. Gli esordi come autore arrivano nel 1966, quando scrive per l’Equipe 84, per I Nomadi e per Caterina Caselli.
Il primo album di Guccini cantautore è del 1967, “Folk Beat n°1”. Negli anni ’70 arrivano i successi come “Radici”, “Via Paolo Fabbri 43”, “Amerigo”, “Metropolis”, “Signora Bovary”, “Quello che non…”, “Parnassius Guccinii”, “D’amore di morte e di altre sciocchezze”, “Stagioni”, “Ritratti”. Nel 2012 esce l’album “L’Ultima Thule”, che viene registrato a Pavana nel mulino dei nonni e che, come ha annunciato lo stesso cantautore, sarà anche l’ultimo. “Io che tornavo fiero ad ogni porto dopo una lotta, dopo un arrembaggio, non son più quello e non ho più il coraggio di veleggiare su un vascello morto”, canta nell’ultimo brano intitolato come l’album e carico di emozioni: “L’Ultima Thule attende e dentro il fiordo si spegnerà per sempre ogni passione, si perderà in un’ultima canzone di me e della mia nave anche il ricordo”.
Guccini piace perché con la sua musica riesce a coinvolgere più generazioni, con i suoi versi narra storie, esprime pensieri, ripercorre vicende, rivive ricordi, affronta tanti temi, anche molto diversi, e fa riflettere. Osserva e racconta la realtà da “eterno studente”, come canta in “Addio” perché “la materia di studio sarebbe infinita e soprattutto perché so di non sapere niente”. Nel brano “Gli artisti” dice di sentirsi un “artigiano”. “Come invidio gli artisti – canta – che vivono nell’utopia, perché anche una vita infelice si illumina con la fantasia. Io semplice essere umano, costretto a costretti ideali, sono solo un umile artigiano e volo con piccole ali”.
Per questa sua capacità di raccontare la vita e la storia è stato considerato a lungo un cantautore “politicizzato”, giudizio che lo stesso Guccini ha sempre respinto. Testi come “La Locomotiva”, “Cirano”, la stessa “Auschwitz” o “Dio è morto” hanno sempre solleticato le corde di chi ha cercato di etichettare la produzione musicale di Guccini ma “La Locomotiva – ha più volte spiegato lui stesso – non è una canzone politica, è una canzone che diventa politica. Nasce come un brano che ricorda la storia di Pietro Rigosi, un anarchico di fine ottocento. Una bella storia da raccontare che mi è capitata per caso tra le mani ma che non è mai stata presentata come una canzone politica. Ho sempre scritto canzoni esistenziali, mai politiche”.
L’impegno politico di Guccini consiste, dunque, nel suo modo di raccontare storie particolari elevandole a significati universali. “Sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare”, cantava in “Quattro stracci”, brano del 1996, “ognuno invecchi come gli pare, ma non raccontare a me che cos’è la libertà”. Una sorpresa per i suoi fan arriverà in autunno. Dopo lo straordinario successo di “Note di Viaggio – capitolo 1: venite avanti”, la prima parte della raccolta delle più belle e indimenticabili canzoni del Maestro, interamente prodotte e arrangiate da Mauro Pagani e interpretate dalle grandi voci della musica italiana, Bmg ha annunciato che è quasi pronto il secondo volume dell’opera. “Non sarà soltanto il secondo, attesissimo capitolo del progetto, ma una vera e propria nuova pagina della musica italiana, assolutamente preziosa e da non perdere”. rainews.it