Guccini-“Ritorno a cantare e voto ancora Pd”

Sembrava avesse smesso, stanco di salire sui palcoscenici e di incidere in sale prove. Ma ha voluto smentirsi, almeno in parte: Francesco Guccini non tornerà in tour («Dopo questa volta, non ho nessuna intenzione di rimettermi a cantare. E non suono neanche più. Ora scrivo, era il mio sogno da bambino»), ma intanto è uscito con un disco «Note di viaggio» nel quale una serie di colleghi reinterpretano, con gli arrangiamenti di Mauro Pagani, brani del suo repertorio. Album che si apre con «Natale a Pavana», l’inedito a sorpresa. «Era una poesia dimenticata scritta in dialetto pavanese — racconta — lingua che sta morendo priva di una letteratura che la nobiliti. Pagani vi ha aggiunto la musica e poi abbiamo registrato comodamente seduti nel mio soggiorno-cucina di Pavana. Non avevo voglia di muovermi fino a uno studio di registrazione. A proposito: la canzone vince sempre sulla poesia perché arriva al cuore». 

I compagni di viaggio in queste canzoni profondamente rielaborate sono artisti del calibro di Ligabue («Incontro»), Elisa («Auschwitz»), Carmen Consoli («Tango per due») o Giuliano Sangiorgi («Stelle»), per citarne alcuni. Ma come percepisce Guccini questa manipolazione e riscrittura delle sue canzoni? «Benissimo. Mi vogliono bene e molti sono cresciuti con i miei brani. Poi ignoravo che fossero così ben preparati sul mio repertorio. Anche perché per la gente ho scritto solo tre canzoni: “La locomotiva”, “L’avvelenata” (ndr, nel disco cantate da Manuel Agnelli e Pagani) e “Noi non ci saremo”».

La canzone inedita è autobiografica: «Ho abitato a Modena dove non mi trovavo bene. Il viaggio a Pavana, luogo natio sull’Appennino, si faceva per Natale. Ricordo tanta neve e tanti tortellini che allora erano un lusso. E poi i miei monti, il mio fiume». Dal passato al futuro: fra poco in Emilia ci saranno le elezioni regionali. «Io voto Pd e spero che l’antica base dell’elettorato vada secondo il mio orientamento. È un desiderio e un auspicio: è una regione di benestanti e ben governata». Il Guccini quasi ottantenne canta ancora quando è solo: «Motivetti assurdi, della mia infanzia: “Il tamburino del reggimento”, “Il re di Portogallo non sa ballar la samba”, “Fiorin Fiorello l’amore è bello”…». Rilevante infine la copertina, un murales che ritrae gli artisti su una barca. Allude? «Beh anche noi siamo sulla stessa barca e speriamo di cavarcela». corriere.it