Guerra in pieno centro, ecco cosa è accaduto a Genova chi ha sparato e chi è morto
Luglio 2001, da circa un mese è presidente del consiglio dei ministri Silvio Berlusconi. Vicepresidente Gianfranco Fini, ministro dell’interno Claudio Scajola. G8 a Genova.
La sede, scelta non dal governo Berlusconi ma dal precedente esecutivo di Massimo D’Alema, si confermò la meno indicata a ospitare un evento del genere.
Arrivano manifestanti da ogni parte d’Italia e del mondo. Pacifici e violenti, tra questi i black bloc.
I rapporti di sicurezza relativi al blocco nero iniziano ad uscire sui giornali a febbraio 2001. “Assalti con sacche di sangue infetto, arance contenenti lamette ed esplosivo”.
Sono trascorsi vent’anni dalla morte di Carlo Giuliani avvenuta il 20 luglio 2001, in piazza Alimonda, a Genova. Giuliani, 23enne, era tra i manifestanti contro il G8 che si tenne nel capoluogo ligure. Durante gli scontri con le forze dell’ordine, un proiettile lo colpì al volto, a pochi passi da un Defender dei carabinieri. Dall’interno del mezzo a sparare fu un carabiniere ausiliario, Mario Placanica.
Nel quartiere Foce, vicino alla stazione di Brignole, ci sono violenti scontri, tra cariche delle forze dell’ordine e lanci di sassi da parte dei manifestanti. Giuliani si trova in piazza Alimonda, dove un Defender dei carabinieri sta facendo manovra in seguito alla “ritirata” dopo una carica respinta. Viene lanciato un estintore verso l’auto dei militari, Carlo Giuliani lo raccoglie e tenta di fare lo stesso, ma in quel momento è raggiunto da un proiettile sullo zigomo e cade a terra.
Passa qualche istante prima che nella piazza ci si renda conto dell’accaduto: nella confusione, quelli che sono stati almeno due spari non sono stati avvertiti. Il Defender passa due volte sopra il corpo di Giuliani, prima in retromarcia e poi in avanti, e si allontana. Il colpo è partito da quel mezzo: dentro ci sono tre agenti, tra cui Mario Placanica, colui che ha sparato. Un cordone delle forze dell’ordine circonda la zona, mentre si accerta la morte di Carlo Giuliani. Inizialmente si parla di un ragazzo spagnolo ucciso da un sasso lanciato dai manifestanti, ma dopo poche ore cominciano a circolare le immagini che mostrano la dinamica dell’accaduto.
Dopo l’apertura di un procedimento penale con l’ipotesi di omicidio colposo, nel 2003 Mario Placanica viene prosciolto per uso legittimo di armi e per legittima difesa. Il colpo non sarebbe stato diretto contro Giuliani, ma in aria, e avrebbe raggiunto il ragazzo deviato forse da un calcinaccio lanciato da un manifestante. L’investimento con il mezzo dei carabinieri è invece spiegato con il tentativo di fuga per mettersi in salvo dalle persone armate di bastoni che circondavano il Defender. Nel 2009, la Corte europea dei diritti dell’uomo condanna lo Stato italiano a risarcire i familiari di Giuliani con una somma di 40mila euro per non aver condotto un’inchiesta adeguata sulla morte del giovane. Tuttavia, nel 2011, dopo un ricorso, la Corte ha finito per assolvere l’Italia, stabilendo che non è stata violata la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Il “Comitato piazza Carlo Giuliani”, una onlus di cui fanno parte anche i familiari del ragazzo, si è sempre opposto alla posizione dei carabinieri. Il Comitato ha avanzato l’ipotesi che le forze dell’ordine abbiano voluto scagionarsi colpendo il volto del cadavere con un sasso fatto ritrovare lì vicino, per avvalorare la tesi che fosse quella la causa della morte. Sostengono poi che Carlo Giuliani abbia afferrato l’estintore perché aveva visto che dall’auto qualcuno stava puntando la pistola sui manifestanti, e il foro del proiettile sarebbe incompatibile con uno sparo diretto solo perché quella pistola aveva munizioni non convenzionali.