Influenza aviaria, mucca da latte contagia una persona
Una persona è risultata positiva negli Stati Uniti all’attuale ceppo H5n1 dell’influenza aviaria ad alta patogenicità attraverso bovini da latte: lo riferiscono note ufficiali federali e statali del Texas. «Il paziente ha riferito un arrossamento degli occhi (compatibile con congiuntivite) come unico sintomo e si sta riprendendo», hanno affermato i Centers for Disease. Il trattamento suggerito è il farmaco antivirale usato per l’influenza, in isolamento per non trasmettere il contagio. Finora non ci sono segnali che la malattia si diffonda più facilmente tra le persone secondo i funzionari dei Cdc americani.
Il paziente ha lavorato a stretto contatto con le mucche malate ma su una dozzina di persone sintomatiche solo una è risultata positiva al virus. Il Dipartimento dell’Agricoltura ha annunciato la settimana scorsa i primi casi di mucche da latte contagiate dall’aviaria in Texas, Kansas e Michigan. Altre mandrie in New Mexico e Idaho potrebbero essere infette e sono in corso i test preliminari. Il virus, H5N1, è lo stesso sottotipo di influenza che sta circolando tra gli uccelli del Nord America e in molte altre zone del mondo e che ha devastato popolaziioni di uccelli e mammiferi marini. Secondo i funzionari sanitari il rischio per il pubblico in generale resta basso ma è in corso un monitoraggio attento di una situazione che è in evoluzione.
I funzionari federali hanno sottolineato che il latte venduto al grande pubblico rimane sicuro da bere. I caseifici sono tenuti a distruggere il latte di eventuali mucche malate o comunque di tenerlo fuori commercio. La pastorizzazione del latte uccide comunque i potenziali patogeni, compresi quelli dell’influenza aviaria. Il rischio di contrarre il virus consumando latticini non pastorizzati o crudi rimane sconosciuto tuttavia è noto che consumare latte crudo comporta il rischio di molte altre malattie oltre l’influenza aviaria.
L’influenza aviaria è un gruppo di virus influenzali che si sono adattati principalmente agli uccelli. Il virus particolare in questi nuovi casi, chiamato H5N1, è stato identificato per la prima volta nel 1996 nelle oche in Cina e nelle persone di Hong Kong nel 1997. Nel 2020, una nuova forma altamente patogena del virus H5N1 è emersa in Europa e si è diffusa rapidamente in tutto il mondo e negli Stati Uniti. Da quando il virus è stato identificato per la prima volta, sono stati riscontrati casi sporadici di contagi tra le persone: nella stragrande maggioranza avevano avuto un contatto diretto e prolungato con gli uccelli. Negli ultimi due decenni si sono verificate quasi 900 infezioni umane in 23 paesi: poco più della metà delle infezioni sono risultate fatali. Negli ultimi anni il ceppo del virus circolante in molte parti del mondo sembra innescare infezioni umane meno frequentemente rispetto alle versioni precedenti del virus. E quando si verificano casi umani causati da questo ceppo, sono generalmente lievi. Finora l’H5N1 non sembra essersi adattato a diffondersi efficacemente tra le persone. Fino ad oggi non si pensava che le mucche fossero una specie ad alto rischio. In alcune delle fattorie con mucche contagiate sono stati trovati uccelli morti per aviaria. Il virus potrebbe essersi diffuso in vari modi: secondo gli esperti la causa più probabile è che gli uccelli selvatici infetti, che diffondono il virus nelle feci, nella saliva e in altre secrezioni, abbiano contaminato il cibo o l’acqua delle mucche. Anche altri animali noti per essere sensibili al virus potrebbero aver portato l’aviaria negli allevamenti da latte. Per ora non è possibile escludere che il virus si diffonda da mucca a mucca, e anzi giustificherebbe il fatto che la malattia si stia diffondendo così rapidamente tra i bovini. Sebbene il virus sia spesso fatale negli uccelli, sembra che causi malattie relativamente lievi nelle mucche. La malattia colpisce principalmente le mucche più anziane, che sviluppano sintomi come perdita di appetito, febbre lieve e un calo significativo della produzione di latte. Secondo quanto riferito dai funzionari del Texas il latte prodotto dalle mucche infette è spesso «denso e scolorito». corriere.it