Italia contro il nucleare, le centrali della Francia però sono a 2 passi dal Piemonte e dalla Liguria
Prolungare di dieci anni l’operatività di 32 vecchi reattori nucleari francesi, di cui 16 distano meno di 200 chilometri dai confini italiani. È il progetto della Francia per il quale, lo scorso 14 gennaio, su sollecitazione di Greenpeace, l’allora ministero dell’Ambiente Sergio Costa ha inviato una nota alle autorità francesi per chiedere una consultazione transfrontaliera. «Queste vecchie centrali nucleari sono pericolose già adesso e nessun miracolo riuscirà mai a portarle agli standard di sicurezza oggi richiesti — dice Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia —. Che i cittadini italiani siano parte interessata, ai sensi della Convenzione di Espoo, è ovvio. In particolare, i cittadini di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia saranno esposti con questa decisione a rischi notevoli nei prossimi dieci anni».
La Convenzione di Espoo, adottata nel 1991 e oggetto di successivi emendamenti, richiede ai governi di garantire la possibilità anche ai cittadini degli Stati confinanti, che potrebbero essere danneggiati da un progetto, di partecipare a una procedura di consultazione («consultazione transfrontaliera») sulle attività proposte. La Convenzione prevede che su questioni rilevanti, come il prolungamento dell’attività di questi impianti, deve essere effettuata una accurata Valutazione di Impatto Ambientale che il governo francese rifiuta di avviare.
«Dopo tre mesi di silenzi chiediamo al ministro Cingolani, non solo di protestare con il governo francese – chiede Ivan Novelli, presidente di Greenpeace Italia- ma anche e soprattutto di avviare le necessarie procedure di reclamo presso gli organi competenti per le infrazioni della Convenzione di Espoo». Greenpeace Francia ha già inviato analoga richiesta al Segretariato della Convenzione. Per questo, Greenpeace invia il briefing «Francia: vecchi reattori, nuovi rischi nucleari» ai Presidenti di Regione, agli assessori dell’Ambiente e della Sanità e ai Presidenti dei Consigli Regionali di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, chiedendo loro di attivarsi per reclamare, per i propri cittadini, trasparenza e partecipazione. corriere.it