Lega il cane e gli dà fuoco, magistrato chiede l’archiviazione “Incapace di intendere e di volere”
A gennaio legò il suo cane a un palo in piazza Croci, nel centro di Palermo, e gli diede fuoco. Aron, così si chiamava il pitbull, soccorso grazie alla segnalazione di un passante, morì il giorno dopo in una clinica veterinaria. Il proprietario dell’animale, un senza tetto con gravi problemi psichici, venne iscritto nel registro degli indagati dalla Procura per maltrattamento e uccisione di animali. Nei giorni scorsi i pm hanno però chiesto l’archiviazione. L’uomo è infermo di mente e quindi non imputabile, per cui processarlo sarebbe impossibile. Al momento del fatto l’indagato era già sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, a cui, vista la della gravità del gesto compiuto, venne aggiunto l’obbligo di residenza in una comunità terapeutica assistita. Tutte le strutture idonee a ospitarlo, però, sono piene, per cui il proprietario di Aron è libero. I pm nei mesi scorsi hanno chiesto un inasprimento della misura proponendo il ricovero in una Rems, centro sanitario che accoglie gli autori di reato ritenuti infermi o seminfermi di mente, socialmente pericolosi.
La storia del pitbull bruciato suscitò un’ondata di indignazione. Decine di persone sfilarono davanti al Comune di Palermo chiedendo al sindaco di intervenire con un’ordinanza interdittiva che vietasse all’uomo, e ai suoi familiari e conviventi di tenere animali. Diverse associazioni animaliste, tra cui la Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, annunciarono l’intenzione di costituirsi parte civile al processo (che non ci sarà), e sollecitarono, attraverso la presidente Michela Vittoria Brambilla, l’approvazione della proposta di legge che prevede un inasprimento delle pene a carico di chi uccide o maltratta animali. Ad assegnare il cane all’uomo, attraverso un passaggio di proprietà, fu l’Asp di Palermo. Anche su questo aspetto gli animalisti chiesero di indagare.