Maltrattamenti sui bambini all’asilo, “Bagnati di pipì nello sgabuzzino dei detersivi”

«Lei – si raccontano alcune delle colleghe scandalizzate – toglie il pannolino ai bambini, poi se si fanno la pipì addosso li lascia pisciati in castigo… Lo lasciava seduto sul vasino per 10, 20, 30 minuti e lui piangeva che non voleva star lì, “così imparano”… Ma imparano che cosa? Non impara a fare la pipì nel vasino, gli viene l’ansia da fare la pipì… A casa mia quella si chiama umiliazione». E un’altra dipendente dell’asilo si sfoga con un’amica : «Ma ti ho raccontato quello che è successo? Che teneva il bambino con la pipì dentro nello sgabuzzino… sai quello dove abbiamo i detersivi?, lì sotto chiuso dentro… e questo qua continuava a scalciare, metti caso che scalciava e buttava giù qualche scatolone che gli andava in testa! Ma dopo tutto quello che le è capitato, fa ancora ‘ste cose?». Perché questo è il punto, se l’inchiesta della Procura di Milano interpreta bene i dati dell’indagine: la titolare di un asilo nido in provincia di Milano, già dall’estate 2023 di nuovo «svolgeva il ruolo di educatrice nonostante fosse stata colpita dalla misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’attività professionale di educatrice disposta il 16 gennaio 2023 dalla gip Ileana Ramundo» in un’altra indagine sempre dello stesso genere sul medesimo asilo privato. 
Circostanza valorizzata dal gip milanese Giulio Fanales per stavolta ordinare, su richiesta formulata il 10 luglio dalla pm Maria Cardellicchio, gli arresti domiciliari della titolare dell’asilo materno, nonché della sua educatrice preferita e di un’altra dipendente, per l’ipotesi di reato di maltrattamenti nei primi mesi del 2024 ai danni di 35 bimbi fra i sette mesi e i due anni: bimbetti che, benché «soggetti indifesi affidati per ragioni di educazione e cura» proprio a chi «avrebbe avuto il compito di educare e proteggere», avrebbero subìto «condotte prevaricatrici di natura fisica e verbale», venendo «disprezzati e umiliati» da «sofferenze fisiche e psichiche». Nata dalla segnalazione non delle educatrici intercettate che pur tra loro immaginavano di preparare un esposto anonimo (una delle quali anche coindagata), ma dalla denuncia di un’altra ex educatrice, l’inchiesta contesta toni aggressivi, offese e insulti («sei proprio ciotto, fai proprio schifo»), urlate in faccia ai bambini a scopo punitivo («metti il tuo stupido ciuccio in bocca e non rompere! Veramente io vorrei ‘accidere tua madre perché tu sei ancora qua!»), strattonamenti e tirate d’orecchie («sai i metodi che usa… che urla sempre.. che i bambini si spaventano…»), messe a sedere sui seggioloni con la forza, e poi appunto confinamenti in bagno o nello sgabuzzino dei detersivi per chi piangeva o si era sporcato facendo la pipì. Intercettazioni e telecamere degli inquirenti hanno monitorato due mesi di vita quotidiana nell’asilo, mostrando – secondo il gip – come la preoccupazione della titolare fosse «evitare di comunicare ai genitori dei bambini informazioni che potessero in qualche modo allarmarli (come febbre, pianto continuo o difficoltà al riposo) con la conseguenza, per lei economicamente pregiudizievole, che i minori potessero essere ritirati dall’asilo». 
Al contrario teneva molto a «mostrare ai genitori il compimento di attività ludiche, predisposte del tutto fittiziamente con la mera partecipazione dei bambini solo per il tempo strettamente necessario per scattare una foto da “postare” sul gruppo social dell’asilo». Ma soprattutto non sarebbero state assunte in numero sufficiente le educatrici indispensabili per la regolare gestione dell’asilo, tantomeno dopo che se ne era andata un’altra educatrice «che aveva espresso le proprie perplessità sulla gestione del nido»: così «in alcune giornate c’erano 25 bambini a fronte di solo 2 educatrici», e «nei fogli presenze destinati ai controlli dell’Ats era indicata la presenza fittizia di altre educatrici in realtà assenti, al solo fine di dimostrare il rispetto del formale rapporto numerico tra educatrici e bambini in caso di controlli».
Dal punto di vista della qualificazione giuridica – maltrattamenti, da 3 a 7 anni di pena aumentata della metà se come qui ai danni di minori -, per il gip «l’uso sistematico di violenza fisica e morale, protrattosi per mesi nei confronti dei minori davanti ai loro coetanei a loro volta vittime dei soprusi delle educatrici e della direttrice, esclude la configurabilità del meno grave delitto di abuso dei mezzi di correzione o di disciplina» (reclusione sino a 6 mesi).
E adeguata e proporzionata ai fatti appare al gip solo la misura degli arresti domiciliari, «sol che si pensi all’atteggiamento di sopraffazione e umiliazione che ha verosimilmente pregiudicato il benessere psicofisico dei bambini affidati alle indagate per ragioni di cura ed educazione», e a maggior ragione visto che la precedente misura interdittiva dalla professione per condotte analoghe «si è rivelata inadeguata a evitare la reiterazione del pericolo e a far comprendere la gravità delle condotte».
Pe altre due indagate il pm aveva chiesto i domiciliari ma il gip li ha respinti: nel caso di una educatrice perché ha ravvisato isolati i quattro episodi contestati, dunque privi della “abitualità” che deve caratterizzare il reato di maltrattamenti, mentre nel caso di una stagista il gip ha ritenuto che in soggezione e al lavoro da soli 8 giorni non avesse ben capito cosa stesse succedendo nell’asilo. corriere.it