Mortadella, piace agli americani aumenta il consumo da New York a Los Angeles
La mortadella sta conquistando gli Stati Uniti. Il salume bolognese è un prodotto sempre più popolare e ricercato tra i consumatori e i buongustai d’oltreoceano e, a conferma di ciò, il New York Times ha dedicato un lungo articolo al fenomeno, evidenziando come la richiesta sia salita alle stelle nel corso dell’ultimo anno e raccontandone la storia e la filiera. Un percorso che parte dal centro del capoluogo emiliano. Qui, racconta il più autorevole quotidiano d’America, «sembra che non si produca altro»: è possibile trovare mortadelle di ogni dimensione esposte nei negozi e nelle attività di ristorazione. Una tradizione viva che ha conquistato anche lo chef Evan Funke, il quale prima di aprire il ristorante «Felix» a Los Angeles ha trascorso un periodo di studi a Bologna. Dal soggiorno italiano ha portato con sé, in California, l’amore per la mortadella e il suo «bel mosaico» di carne, grasso e pistacchi, inserendola nel proprio menu. Un’operazione, questa, che l’ha reso tra i grandi protagonisti della diffusione del salume tra i foodie della West Coast. Il fenomeno è, però, nazionale, con tanti chef e addetti ai lavori che hanno addirittura cominciato a produrla regolarmente. Spostandosi verso est, a Chicago, la mortadella è una degli alimenti preferiti di Tony Fiasche, macellaio di quinta generazione che ha raccontato al New York Times di averne mangiata per anni, da ragazzo, come merenda domenicale. Sulla East Coast, infine, all’ombra del ponte di Brooklyn, Joe Paish prepara due mortadelle a settimana per i clienti del ristorante «Rolo». Sempre a New York, il salume bolognese ha conquistato anche luoghi più insoliti come il ristorante giapponese «Katana Kitten», che l’ha inserita nello izakaya, sandwich con panko, mostarda e pane al latte tra i più richiesti del momento. La domanda dei consumatori continua a salire e, per certi versi, si tratta quasi di un miracolo: la mortadella fu uno degli (incolpevoli) capri espiatori finiti sotto la lente della Food & Drug Administration, che ne vietò l’importazione negli Stati Uniti tra il 1967 e il 2000, a causa delle ricorrenti epidemie di febbre suina che imperversavano nel Paese, nonostante il virus si diffondesse attraverso il contatto diretto con i maiali e non attraverso il cibo. Il tempo e la voglia di sperimentare nuovi alimenti di tanti chef americani ha pian piano ribaltato le carte in tavola: oggi più che mai, la mortadella si candida a diventare un nuovo grande simbolo della cucina italiana negli States. corriere.it