Mura di Alatri e Ferentino, una testimonianza di storia e architettura
di Deborah Panichi
Continuiamo il nostro viaggio attraverso le mura delle città del frusinate iniziando dall’antica Aletrium. La città sorge a 550 metri di altezza sul livello del mare e la sua privilegiata posizione le consentì di dominare un’ampia parte del territorio circostante e, ovviamente, questo contribuì ad aumentare la sua prosperità; Alatri, come Ferentino e Veroli, rimase fedele a Roma quando Anagnia cercò di portare avanti una ribellione nel 306 a.C.. Ad Alatri le mura presentano una doppia cinta di fortificazione, una che circonda l’Acropoli ed una che cinge l’abitato, sono edificate nella classica opera poligonale e, in massima parte, appartengono alla tipologia detta di III maniera, ovvero con blocchi di grandi dimensioni molto ben adiacenti tra loro; solo una piccola parte è edificata alla cosiddetta II maniera composta da blocchi livellati ma non precisamente regolari nelle zone di contatto. È indubbio che le mura di Alatri siano tra i migliori esempi che si conoscano di fortificazioni in opera poligonale e i meravigliosi resti sono una testimonianza tangibile delle “città del calcare” laziali.
Nella zona sud est della cinta dell’Acropoli c’è la Porta Civita detta Maggiore, la porta principale di accesso alla zona alta della città, essa è sormontata da un’eearchitrave monolitica di grandi dimensioni paragonabile, anche se di dimensione ridotta, alla celeberrima Porta dei Leoni di Micene.
A destra dell’accesso c’è una vasca ellittica con rivestimento in cocciopesto, materiale composto da grassello di sabbia, laterizi polverizzati e sabbia, che permetteva di rendere impermeabili le superfici, è possibile che potesse essere una specie di vasca, parte forse di un sistema idraulico complesso, che raccoglieva le acque di scarto provenienti dell’Acropoli. Sempre nei pressi della Porta Maggiore sono presenti delle grandi nicchie, detti i Santuari, non è chiaro che funzione avessero, forse avrebbero potuto contenere delle statue, magari delle divinità protettrici della città.
L’altra porta dell’Acropoli, posta sul lato nord, è la Porta Minore anche detta Porta dei Falli, il suo nome lo deve a delle incisioni che, probabilmente, erano collegat con qualche rituale connesso con la fertilità; nelle adiacenze della porta sono presenti anche incisioni in lingua osca. Ulteriore punto d’interesse nel circuito murario, nel settore orientale, è quello che viene detto Pizzo Pizzale, parte di fortificazione con ben quattordici file di enormi blocchi che raggiungono l’altezza di 15 mt e ne fanno il punto più alto delle mura.
Ricerche archeologiche hanno portato alla luce, alle spalle della Porta principale della città, quelle che sembravano ulteriori mura, arretrate rispetto alle prime, e tra le due c’era un riempimento di oggetti offerti alle divinità, monete e vasi. Le mura ovviamente hanno subito numerosi cambiamenti in epoca Medioevale con l’aggiunta di torrioni e porte. Leggenda vuole che le mura sarebbero state tracciate in base alla Costellazione dei Gemelli durante il Solstizio d’estate, se sia vero o meno non è dato saperlo ma sarebbe sicuramente una particolarità archeoastronomica da approfondire.
Ma veniamo alle mura di Ferentino, posta a 400 metri sul livello del mare, la sua altezza le permetteva di dominare le vie d’accesso che conducevano verso l’interno della regione. Le mura si estendevano per due kilometri e mezzo e, benché siano compromesse da costruzioni che vi insistono sopra, ancora oggi rimane l’imponenza di ciò che furono. L’acropoli della città è cinta con mura che formano un quadrilatero, assieme al possente avancorpo sono di dubbia datazione a causa della commistione di stili che presentano: è riscontrabile un’opera poligonale di IV maniera, una parte è composta da mura di III maniera e, infine, negli alzati sono visibili aggiunte e restauri medioevali.
È probabile che le mura siano antichissime ma questo connubio di stili non ha aiutato gli esperti a poterle datare con certezza: è possibile che alcuni tratti siano ricollegabili a quella famosa origine peslagica, già nominata nello scorso articolo, mentre altre parti siano di rifacimenti più tardi, forse di I secolo a.C, oltre alle già citate aggiunte medioevali. Le mura appaiono quindi come un coacervo di epoche, uniche nel proprio genere. Molte sono le porte e posterle che si aprono lungo il circuito murario: se la Porta Casamari, in opera quadrata con archi a tutto sesto è tra le più fotografat proprio per la sua particolarità, la porta meglio conservata è la Porta Sanguinaria; posta a sud, forse in origine era sormontata da un architrave, come quelle di cui si è già trattato, oggi presenta un arco a sesto acuto con conci radiali nella zona sommitale.
Di leggende attorno al nome ce ne sono molte, probabilmente la fonte più certa potrebbe essere dello scrittore Livio, in attività a cavallo tra il I sec. a.C. e il I secolo d.C., che lo fa risalire alle stragi perpetrate a danno degli Ernici durante la conquista romana; secondo altri era la porta attraverso cui passavano i condannati a morte per essere giustiziati nelle immediate vicinanze. A dispetto del nome della porta, che evoca mistero e violenza, Ferentino è nota per la tranquillità e la bellezza, tanto che l’autore latino Orazio, operante nel I a.C., nelle sue Epistole I consiglia in questo modo la città “Se ti piace l’incanto della quiete e dormire in pace sino al mattino… ti consiglio di andare a Ferentino…”.