Non è un 1° maggio come tutti gli altri, festa dei lavoratori con e senza smart-working
di Ilaria Passeri
Quello di oggi non è, di certo, un 1° maggio come tutti gli altri.
Oltre a celebrare il “lavoro” nell’accezione più tradizionale del termine, possiamo festeggiare quel nuovo modo di concepire, attuare e valutare l’attività lavorativa, identificato con l’espressione smart-working.
Una nuova dimensione del lavoro, sia pubblico che privato, che vuole abbattere le classiche “quattro mura” dell’ufficio e viaggiare da remoto, con evidenti vantaggi in termini di risorse materiali e capitale umano.
Introdotto nel nostro ordinamento dalla Legge n.81 del 2017 (artt. 18-24), l’istituto dello smart-working o lavoro agile, che dir si voglia, ha conosciuto una diffusione capillare con l’esplosione della pandemia da Covid-19; e, stando alle stime fornite dalle associazioni di categoria, sarebbero all’incirca 7 milioni gli italiani che attualmente ne usufruiscono.
Un dato significativo, se solo si considera che, in epoca pre-Covid, i lavoratori che prestavano la propria attività lavorativa in modalità agile erano appena 500.000.
Per quanto concerne il settore privato, con il D.L. “Riaperture”, varato lo scorso 22 aprile, è stato previsto che lo smart-working potrà essere fruito senza previo accordo tra lavoratore ed azienda fino al prossimo 31 luglio, data coincidente con il termine “previsionale” dello stato di emergenza.
Discorso diverso, invece, vale per il pubblico impiego.
Il D.L. “Proroghe” del 29 aprile, infatti, ha abolito l’obbligo del 50% dello smart-working nella pubblica amministrazione e ha previsto l’utilizzo dello stesso “in deroga” – ovvero senza accordo individuale – fino all’entrata in vigore delle nuove regole, che verranno stabilite in sede di contrattazione collettiva, e comunque non oltre il 31 dicembre 2021.
Alla luce dei dati sopra riportati, si può tranquillamente affermare che il lavoro-agile ha rappresentato e rappresenta, in questa delicata fase storica, una preziosa scialuppa di salvataggio per milioni di lavoratori; una grande opportunità per mantenere lo status quo ante e, al contempo, per aprire nuovi orizzonti occupazionali.
Probabilmente, al termine dell’emergenza sanitaria, verrà messo a regime, modificando radicalmente l’assetto socio-economico e socio-relazionale a cui siamo abituati. Nell’attesa che ciò avvenga e, con la speranza che il “nuovo” equivalga a “miglioramento”, auguro a tutti un buon primo maggio!