Nuova provincia nella regione Lazio, ecco il sesto capoluogo

Roma, Viterbo, Latina, Frosinone, Rieti e prossimamente – forse – «Porta d’Italia». Questo è lo scenario delle province nel Lazio immaginato dal sindaco di Fiumicino, Mario Baccini, che sostiene il progetto per l’istituzione di un un nuovo distretto territoriale nella regione. La sesta provincia, denominata appunto «Porta d’Italia», abbraccerebbe molti comuni costieri e non solo: da Civitavecchia e Tarquinia fino a Fiumicino, passando per Ladispoli, per un totale di circa 12 comuni coinvolti. Tutti ancora da definire nei dettagli, ma tra i candidati certi figurerebbero anche Montalto di Castro, Monte Romano, Santa Marinella, Tolfa, Allumiere e contatti sarebbero stati presi pure con Bracciano e Cerveteri.  L’idea era nell’aria da tempo, ma solo in tempi recenti la proposta ha preso  forma ufficialmente con la costituzione di un Comitato promotore per l’istituzione della «Nuova Provincia», che ha organizzato per domani la presentazione della «Porta d’Italia» alle 17  presso il Best Western hotel in via Portuense a Fiumicino. «Un progetto che abbraccia l’innovazione e promuove una visione inclusiva dove ogni Comune gode di pari dignità e maggiore opportunità di crescita. Una visione moderna di aggregazione e autonomia che guarda al futuro delle nostra comunità», conferma il sindaco di Fiumicino, Mario Baccini, tra i protagonisti dell’incontro di domani insieme al presidente della Gazzetta Amministrativa della Repubblica italiana Enrico Michetti, il presidente del consiglio comunale di Fiumicino Roberto Severini, ed il coordinatore del Comitato «Nuova Provincia Porta d’Italia» Agostino Prete. Anche a Ladispoli in programma un confronto pubblico sull’ipotesi della sesta provincia: martedì 5 marzo alle 17 presso l’aula consiliare Fausto Ceraolo, il sindaco Alessandro Grando illustrerà il progetto di «Porta d’Italia». «La possibilità di realizzare la sesta provincia del Lazio – ha commentato il sindaco – è un’opportunità da valutare con la massima attenzione, perché potrebbe rappresentare un vero punto di svolta per i territori interessati». A Viterbo si parla già di «secessione». Lo scisma di Tarquinia e Monte Romano, priverebbe la provincia laziale dei suoi principali lidi turistici e di un importante snodo autostradale. Da parte loro i comuni indipendentisti guadagnerebbero autonomia e, probabilmente, una burocrazia meno pesante con competenze cruciali come l’organizzazione dei settori relativi all’istruzione secondaria di secondo grado, allo smaltimento dei rifiuti e ai trasporti. Qualora dovesse effettivamente vedere la luce, dunque, la sesta provincia avrebbe un peso economico non indifferente: si tratterebbe, infatti, di una sorta di paradiso turistico dotato di porti e aeroporti internazionali (Civitavecchia e Fiumicino), mari, monti (Tolfa e Allumiere) e laghi (quello di Bracciano). Una superpotenza, insomma, da quasi 300 mila abitanti e molti asset strategici per l’economia del territorio. corriere.it