Nuovo caso coronavirus, affidarsi ai medici e dire qualche preghiera
di Biagio Cacciola
Con l’epidemia di coronavirus esplode tutta quanta la condizione di benessere che la parte di Europa, compresa l’Italia, ha messo su da 75 anni a questa parte. Le guerre, le carestie, le pandemie sono sempre state legate al terzo mondo o a paesi emergenti. Ora che questa condizione è diventata anche minaccia per noi non sappiamo essenzialmente come affrontarla.
Infatti al di là degli sforzi delle strutture sanitarie che stanno dando il massimo e con grossi risultati, c’è la condizione di smarrimento, di spaesamento con cui la stampa, i media affrontano questa situazione. Come se fossimo al day after, a una condizione di Apocalisse evocata da luoghi deserti, spettrali, appunto da film di fantascienza.
L’atteggiamento rievoca quello di fronte alla peste del 600, o totale inerzia e fatalismo o isterismo che pretende la risoluzione politica dell epidemia. Due atteggiamenti che la dicono lunga su come la memoria collettiva italiana a soli cento anni dalla strage operata dalla spagnola nel 1918, ha rimosso completamente una condizione di precarietà che pervade quel tempo e quel mondo.
Ora le conquiste artificiali della scienza e della tecnica dovrebbero tenere tutto sotto controllo. Ma questo non è e forse sarebbe opportuno in certi casi, oltre ad affidarsi ai bravi medici che abbiamo, dire qualche preghiera in più.