Odessa italiana, la città di ‘O Sole mio e del fascista Italo Balbo accolto come un eroe
La storia di Odessa comincia con un italiano, don Giuseppe de Ribas, di famiglia spagnola ma nato e vissuto a lungo a Napoli. È lui, alla fine del ‘700, a intuire le potenzialità di quella città che affaccia sul mar Nero, che all’epoca si chiamava Khadjibey ed era un fortino turco, con quattro case. Don Josè de Ribas è il comandante della flotta russa del mar Nero ed è anche l’amante di Caterina La Grande.
De Ribas, quando decide di costruire il porto, fa venire architetti e uomini dal Regno delle due Sicilie. Tanto è vero che i primi anni la classe dirigente è italiana, ci sono armatori, commercianti, architetti. Francesco Boffo, a metà Ottocento, progetta la mitica scalinata Potëmkin. Il milanese Franz (Francesco) Morandi progetta un’Accademia e una Pinacoteca e molte altre opere, tanto che si dice che abbia esportato il modello Brera a Odessa.
La nuova città, con sette porti, nel 1794 diventa l’asset strategico per commercializzare i prodotti della regione: grano, cereali, mais, soia. E olio di girasole, di cui Odessa è ancora oggi uno dei maggiori esportatori al mondo. Arriva anche il generale Giuseppe Garibaldi, comandante della flotta che faceva la tratta tra Marsiglia, Costantinopoli e Odessa.
Il sole di Odessa ha ispirato ‘O Sole mio. La più famosa canzone napoletana e italiana di sempre, scritta da Giuseppe Di Capua a Odessa nel 1898, guardando un’alba sul Mar Nero.
Le scritte delle strade sono bilingui, russo e italiano. La città nasce grazie agli architetti italiani, ma con progettisti d’Oltralpe, che la progettano con vie ortogonali, che ricordano Torino.
Nel 1929 anche Italo Balbo, triumviro della marcia su Roma, lega il suo nome a Odessa. Negli ultimi mesi del 1928 Balbo, nominato Generale di Squadra Aerea, iniziò lo studio per la preparazione della crociera del Mediterraneo Orientale che nel foglio d’ordine esecutivo fu denominata “Crociera d’istruzione di un reparto da bombardamento marittimo”.
L’itinerario prescelto, dopo numerose discussioni e trattative, fu il seguente: Taranto, Atene, Istanbul, Varna, Odessa, Costanza, Istanbul, Atene, Taranto, Orbetello, per km.4667 teorici e km.5300 effettivi dal 5 giugno al 19 giugno 1929. E’ interessante come avvenne l’inclusione della città di Odessa; infatti per la prima volta l’Unione Sovietica accolse sul suo territorio una forza armata straniera in via amichevole trattandosi inoltre di una formazione aerea proveniente da uno stato ideologicamente nemico del comunismo.
La trattativa ebbe inizio in occasione di un ricevimento presso l’ambasciata sovietica a Roma. A tale incontro partecipò Italo Balbo e nel corso di una conversazione venne affacciata l’ipotesi di una sosta della crociera a Odessa. L’ambasciatore Kruski, ben noto per la sua ortodossia comunista, alla fine promise il suo interessamento e Balbo decise di parlarne a Mussolini.
Le accoglienze da parte dei governi, delle popolazioni dei vari stati visitati nonché delle comunità italiane all’estero furono molto calorose e talvolta entusiastiche. In particolare fu molto cordiale l’incontro a Odessa con il generale Baranoff, commissario del popolo sovietico per l’aeronautica e capo delle forze aeree russe. Durante i due giorni di permanenza a Odessa, la popolazione locale dimostrò una simpatia crescente assediando gli alberghi dove alloggiavano gli aviatori italiani.
Per l’impresa si creò uno stormo “di formazione” composto di 35 velivoli: 32 S55, 2 S59bis, 1 Cant22. I reparti prescelti furono l’86mo gruppo (Brindisi) il 91mo gruppo (La Spezia) la 192ma squadriglia (Pola) il reparto Volo 3^ Z.A.T. (Vigna di Valle).
La crociera del Mediterraneo Orientale fu fondamentale per la preparazione alle successive crociere atlantiche che videro Balbo e i suoi raggiungere nel 1933 gli Stati Uniti d’America.
Redazione Digital