Ossessione per le malattie aumenta il rischio di morte, ecco la scoperta sull’ipocondria
Secondo un recente studio svedese pubblicato su Jama Psychiatry, le persone che si preoccupano eccessivamente per la propria salute tendono a morire prima di quelle che non lo fanno. Sembra paradossale che gli ipocondriaci che, per definizione, si preoccupano della propria salute ma in realtà non sono malati, godano di un’aspettativa di vita più breve rispetto al resto della popolazione. Eppure il lavoro ha scoperto che le persone con diagnosi di ipocondria avevano l’84% in più di probabilità rispetto alle persone senza disturbo di morire per varie cause, in particolare malattie cardiache, polmonari ma soprattutto per suicidio. ome sottolinea Stephen Hughes, docente di medicina all’Anglia Ruskin University di Chelmsford, nel Regno Unito in un articolo su The Conversation, vale la pena soffermarsi sulla terminologia. Poiché il termine «ipocondriaco» ha assunto una valenza negativa i medici preferiscono parlare di disturbo d’ansia da malattia. «Possiamo definirlo come un disturbo di salute mentale caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per la salute , spesso con la convinzione infondata che esista una malattia grave. A volte è associato a frequenti visite dal medico, mentre altre volte implica evitarle del tutto per paura che venga diagnosticata una malattia mortale». Il disturbo colpisce tra il 4 e il 6% della popolazione generale. Colpisce circa il 17% delle persone che si rivolgono al medico di medicina generale. Il team di ricercatori svedesi ha identificato i data base sanitari dal 1997 al 2020 di 4.129 individui con diagnosi di ipocondria e 41.290 senza ipocondria e i partecipanti allo studio sono stati abbinati per anno di nascita, sesso, provincia di provenienza, stato matrimoniale, livello di istruzione e reddito familiare. Nel corso di circa nove mesi di osservazione sono morti 268 ipocondriaci e 1.761 persone senza ipocondria. È emerso che gli ipocondriaci morivano in media circa cinque anni più giovani rispetto a chi non soffriva di ipocondria; è stato scoperto che per gli ipocondriaci il rischio di morte aumentava sia per cause naturali che innaturali. I ricercatori hanno anche notato che l’ipocondria può avere un impatto sulla qualità della vita: le persone senza ipocondria avevano maggiori probabilità di essere istruite, sposate e guadagnare più soldi rispetto agli ipocondriaci. Gli scienziati hanno anche visto che gli ipocondriaci morti per cause naturali avevano una mortalità più elevata per cause cardiovascolari, respiratorie e sconosciute. Curiosamente non hanno mostrato un aumento di mortalità per tumore, nonostante il fatto che l’ansia per il cancro sia molto diffusa in questa popolazione. La principale causa di morte non naturale nel gruppo di chi soffre di ansia da malattia è stato il suicidio, con un aumento di almeno quattro volte rispetto al resto della coorte. L’ipocondria è strettamente correlata a disturbi psichiatrici . Dato che il rischio di suicidio aumenta con le malattie psichiatriche i risultati dello studio sembrano ragionevoli. Inoltre le persone con ipocondria possono sentirsi stigmatizzate e ignorate; questo può fare aumentare l’ansia e la depressione che, in alcuni casi, può portare al suicidio. L’aumento del rischio di morte per cause naturali sembra meno facile da spiegare. «L’ipocondria è sottodiagnosticata – ha detto il primo autore dello studio Mataix-Cols, intervistato dal Washington Post – quindi i rischi di morte potrebbero essere ancora più alti se si tiene conto dei casi non diagnosticati». Il ricercatore dice di avere alcune teorie sui risultati:« La vita degli ipocondriaci potrebbe essere più breve a causa dello stress cronico , che potrebbe anche indurli ad automedicarsi con alcol e droghe. Altri pazienti potrebbero evitare di visitare i medici per paura che venga loro diagnosticata una malattia grave». Le dipendenze da alcol e droghe possono limitare la longevità e questo potrebbe spiegare, almeno in parte, l’aumento della mortalità dovuta al disturbo d’ansia da malattia. corriere.it