Paluani, fallisce la storica azienda del pandoro circa 80 milioni di debiti

Il tribunale di Verona ha dichiarato il fallimento di Paluani spa, la storica azienda dolciaria di Dossobuono, protagonista di un celebre spot natalizio. Il gruppo, noto per la produzione di pandori, panettoni e colombe, nel 2022 aveva ceduto le attività produttive a Sperlari, che fa capo al gruppo dolciario tedesco Katjes International. Dopo l’operazione alla società d’origine, Paluani spa, che fa capo alla famiglia Campedelli, già proprietaria della squadra del Chievo, è rimasta la gestione di beni immobili, che nel frattempo sono stati in parte alienati. Negli anni l’azienda è stata travolta da una serie difficoltà finanziarie che l’hanno portata a cedere le sue attività per un valore di 7,6 milioni di euro a Sperlari in un’asta organizzata dal tribunale lo scorso anno. Il tribunale è arrivato alla decisione di dichiarare il fallimento avendo revocato l’ammissione alla procedura di concordato preventivo. All’azienda sono state contestate «assai contenute percentuali di soddisfacimento dei creditori in conseguenza del fatto che a fronte di un ammontare complessivo di quasi 82 milioni di euro, la somma che si mette a disposizione è di soli 815.660 euro». «I soci, gli amministratori e il sindaco non hanno fornito le richieste garanzie a copertura degli impegni», spiega il tribunale «con inevitabile prolungamento dei tempi e ulteriore pregiudizio delle ragioni dei creditori». Tra i fattori che hanno determinato la crisi di Paluani ci sono anche le esposizioni nei confronti del Chievo Calcio, fallito un anno fa. L’azienda dolciaria nel 2021 aveva detto di vantare nei confronti della società calcistica crediti per 3,5 milioni a titolo di finanziamento soci e di «aver prestato fideiussioni per circa 11,7 milioni», al Chievo, «su un’esposizione debitoria che al 19 ottobre 2021 risulta pari a 6,9 milioni». Secondo Paluani il concordato avrebbe dovuto essere lo «strumento per interrompere i rapporti infragruppo e focalizzare la società sul suo core business». La fine dell’avventura del Chievo ha avuto pesanti ricadute sull’azienda. La società non è riuscita a reggere l’urto della pandemia che ha visto crollare gli introiti televisivi e soprattutto degli stadi. Nell’agosto 2021 è stata esclusa dai campionati professionistici, e pertanto dalla serie B, per inadempienze tributarie. La società aveva fatto ricorso contro Federcalcio, Coni, Lega Serie B e Cosenza Calcio, in merito alla sentenza del Tar del Lazio relativa all’esclusione del club scaligero dal campionato ma il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso confermando l’operato della Figc. Il 24 giugno 2022 il tribunale ha dichiarato ufficialmente fallito il Chievo Verona per i debiti con il Fisco. corriere.it