Passaporto italiano è il secondo più importante nel mondo, senza vista in 190 paesi

Non tutti i passaporti sono uguali: per ragioni geopolitiche, economiche o di sicurezza, alcuni danno accesso a più nazioni di altri. Lo illustra ogni anno la società consulenza londinese Henley & Partners, che dal 2006 ricava dai dati Iata un apposito Passport Index atto a illustrare le cittadinanze mondiali più avvantaggiate in tema di viaggi all’estero. E l’edizione 2023, pubblicata martedì, ha riservato diverse sorprese ai piani alti della classifica. Per la prima volta dal 2018, infatti, la vetta non si è rivelata appannaggio del Giappone, scivolato al terzo posto, bensì di Singapore. La ragione è da ricondurre al numero di Paesi che i rispettivi cittadini possono visitare senza bisogno di visti specifici, il cui ottenimento spesso richiede lunghi e noiosi iter burocratici: 192 (su 226 totali) quelli della città-Stato della penisola malese, 189 – quattro in meno rispetto all’anno scorso – quelli della terra del Sol Levante. A beneficiare del doppio passo indietro nipponico è stata anche l’Italia, che passando da 189 a 190 nazioni visitabili utilizzando il solo passaporto è salita dal terzo al secondo posto. Come illustrato al Corriere da Henley & Partners, ciò è stato merito di Gibuti, della Mongolia, del Suriname e dello stesso Giappone, che avendo eliminato l’obbligo di visto nei confronti dei visitatori nostrani hanno compensato (con gli interessi) le opposte misure adottate da Uganda, Etiopia e Papua Nuova Guinea. A quota 189 figurano poi anche Germania e Spagna, mentre a fare compagnia a Tokyo sul gradino più basso del podio sono ora Austria, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Corea del Sud e Svezia. Al contrario, con appena 27 destinazioni visa-free a disposizione lo Stato più svantaggiato da questo punto di vista si è nuovamente dimostrato l’Afghanistan, dal 2021 tornato in mano talebana. Critici anche i punteggi di Iraq (29), Siria (30), Pakistan (33), Yemen e Somalia (entrambe 35). Inevitabile a questo punto chiedersi quali siano gli unici 36 Paesi in cui anche i cittadini italiani sono chiamati a presentare un visto locale. Oltre ai già citati Uganda, Etiopia e Papua Nuova Guinea, si tratta in ordine alfabetico di Afghanistan, Algeria, Angola, Azerbaijan, Benin, Bhutan, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo, Costa d’Avorio, Cuba, Guinea Equatoriale, Eritrea, Ghana, Guinea, India, Kenya, Liberia, Libia, Mali, Nauru, Niger, Nigeria, Corea del Nord, Russia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Turkmenistan e Yemen. «La tendenza generale di questi 18 anni – ha analizzato Henley & Partners a commento del report – è stata quella di una crescente libertà di viaggiare, con il numero medio di destinazioni a cui i viaggiatori possono accedere senza visto che è quasi raddoppiato: da 58 nel 2006 a 109 nel 2023. Tuttavia, il divario di mobilità globale tra chi si trova in cima e in fondo alla classifica è ora più ampio che mai». In quest’ottica il presidente Christian H. Kaelin ha sottolineato che solo otto Paesi hanno ottenuto un punteggio inferiore rispetto a dieci anni fa. Viceversa, nello stesso lasso di tempo «gli Emirati Arabi Uniti hanno aggiunto ben 107 destinazioni, con un enorme balzo di 44 posizioni: dalla 56esima alla 12esima. Si tratta di un risultato quasi doppio rispetto a quello della seconda nazione che ha fatto più progressi, ovvero la Colombia, che ha scalato 28 posizioni piazzandosi 37esima. Anche l’Ucraina e la Cina rientrano nella Top 10 dei Paesi che hanno migliorato maggiormente la propria classifica negli ultimi dieci anni». corriere.it