Pasta a colazione, 8 italiani su 10 la mangiano appena si svegliano
Mercoledì 25 ottobre si celebra il World Pasta Day, che quest’anno arriva alla 25° edizione. Un’occasione per capire com’è cambiato e come evolverà in futuro questo prodotto, tra i più rappresentativi della cultura gastronomica italiana. Qualche indizio già c’è: secondo un’indagine AstraRicerche, le tendenze all’orizzonte includono nuove tipologie, packaging ecologici e tanti formati innovativi. Intanto, secondo i dati elaborati da Unione Italiana Food e International Pasta Organisation (Ipo), la produzione mondiale di pasta sfiora oggi i 17 milioni di tonnellate (+1,8% rispetto al 2021): si tratta di più del doppio rispetto ai quasi 9 milioni del 1998. Mercoledì 25 ottobre si celebra il World Pasta Day, che quest’anno arriva alla 25° edizione. Un’occasione per capire com’è cambiato e come evolverà in futuro questo prodotto, tra i più rappresentativi della cultura gastronomica italiana. Qualche indizio già c’è: secondo un’indagine AstraRicerche, le tendenze all’orizzonte includono nuove tipologie, packaging ecologici e tanti formati innovativi. Intanto, secondo i dati elaborati da Unione Italiana Food e International Pasta Organisation (Ipo), la produzione mondiale di pasta sfiora oggi i 17 milioni di tonnellate (+1,8% rispetto al 2021): si tratta di più del doppio rispetto ai quasi 9 milioni del 1998. Che cosa aspettarsi di qui ai prossimi 25 anni? Stando al sondaggio, per più di 1 italiano su 2 (59%) la pasta conoscerà nuove tipologie con farine o ingredienti alternativi, sarà conservata in packaging più ecologici e biodegradabili (52.6%) e vedrà l’aggiunta di tanti nuovi formati (35.4%). Ma la novità inaspettata riguarda il consumo di pasta in momenti della giornata meno “tradizionali”, come a colazione o a merenda: a dispetto di una presunta impronta “conservatrice” degli italiani, 8 su 10 (79.5%) si dicono pronti a consumarla appena svegli o come break durante la giornata, a patto che mantenga sempre alti i livelli di qualità e gusto (48.1%). Un altro 26% sostiene questa scelta soprattutto perché già in uso all’estero, mentre per il 19% del campione la tendenza andrà ad affermarsi ancor più se promossa dagli chef.