Ponte dei sospiri, il fake creato da Casanova durante la sua fuga rocambolesca
di Giorgia Spaziani
Il Ponte dei Sospiri è stato edificato da Antonio Contin. Si tratta di un ponte sicuro, pratico e funzionale. Originalmente venne chiamato “Ponte della Presòn” (prigione), con l’obiettivo di esplicitarne la mansione. Venne poi ribattezzato da Casanova “Ponte dei Sospiri”, generando un’immagine non veridica.
Casanova si avvalse di questo artifizio letterario per coinvolgere sia il lettore sia l’uditore intrattenuto nei pranzi, come testimoniano le sue memorie. In realtà, questo nome evoca il sollievo goduto da Casanova al cospetto del cielo, quando sopra la propria testa si aprì l’alba del 1° novembre, al posto dell’opprimente tetto di prigione. La libertà da sempre anelata originò un Sospiro, legato anche a quella notte travagliata.
Giacomo Casanova scappò dalle prigioni del palazzo ducale portando con sé un cambio, riposto in una borsa. Con lui evase anche Padre Marino Balbi, che dalla cella attigua aiutò Giacomo Casanova a scavare l’uscita, proprio sotto il naso di una guardia inconsapevole. Siccome i tetti di Palazzo Ducale erano scivolosi la borsa che portava in spalla precipitò… rischiò di essere scoperto, ma fortunatamente si incastrò fra le guglie. Decise così di intrufolarsi in una stanza per cambiarsi, passando attraverso una finestra. Condivise il suo cambio con padre Balbi: quest’ultimo indossò il mantello, mentre Casanova un caftano rosa e un tricorno con piuma bianca.
Tuttavia, non sapevano di essere entrati nella sala del senato (in cima alla scala d’oro), che un attimo prima era stata chiusa dalla guardia della zona compresa tra ingresso e corte. Quest’ultimo si accorse che qualcuno si trovava in quella stanza e temette di aver chiuso al suo interno due nobili! Pertanto, si precipitò ad aprire le porte: i due prigionieri mascherati divennero liberi. Una volta evasi, la gente immaginò che fossero usciti dal ballo e non sospettarono che si trattasse di due prigionieri in fuga!
L’epiteto “ponte dei Sospiri” ebbe molta fortuna nell’epoca romantica, di fatto, Casanova stette in prigione a metà del Settecento. Il racconto diffuso parla del passaggio simbolico dalla condizione in cui il colpevole viene lasciato a sé stesso nelle proprie nefandezze, all’espiazione forzata in prigione. E questo passaggio simbolico corrisponde al valico del ponte, e veniva accompagnato dai sospiri disperanti, siccome non avrebbero mai più rivisto il mondo esterno.
Un racconto ben congegnato ma alla sua base mendace, poiché i condannati venivano incappucciati affinché non conoscessero l’entrata e l’uscita della prigione! Questa è un’altra storia accolta a furor di popolo: accanto alla versione semplice e documentata vi è parallelamente la stratificazione di racconti, storie dette, immaginate e ripetute.