Referendum-Veroli, Baglione e Fini promuovono il no
“Cari elettori, come ormai è noto, domenica 4 dicembre saremo chiamati ad esprimere il nostro parere sulla “riforma costituzionale” – hanno affermato gli esponenti di Fratelli d’Italia-An, Lorenzo Baglione e Gaspare Fini – Vogliamo spiegare le ragioni per cui il gruppo Fratelli d’Italia-An voterà NO al quesito referendario. La legge Boschi è una legge di riforma dal contenuto disomogeneo che conseguentemente limita la libertà di voto degli elettori che hanno a disposizione un solo voto mentre i quesiti, nella specie, sono almeno tre. La riforma Boschi è stata approvata dalle Camere nonostante la Corte costituzionale, con la sentenza n.1 del 2014, avesse dichiarato l’incostituzionalità della legge elettorale (il Porcellum) sulla cui base era stata eletta la XVII legislatura. Privilegia, grazie alla nuova legge elettorale (l’Italicum) – sotto questo profilo, identica alla precedente -, la governabilità sulla rappresentatività prevedendo di fatto un “premierato assoluto”. Contraddice la sovranità popolare attribuendo ai consigli regionali, e non hai cittadini, il diritto di eleggere il Senato. Ribadisce la spettanza al Senato della funzione legislativa e di quelli di revisione ancorché esso sia privo di legittimazione democratica. Prevede che i senatori esercitino anche le funzioni di consigliere regionale e di sindaco, senza considerare che la duplicità delle funzioni impedirebbe il puntuale adempimento delle importanti e onerose funzioni sia legislative sia di controllo connesse alla carica senatoriale. Amplia il potere d’iniziativa legislativa del Governo mediante disegni di legge attuativi del programma di governo da approvare entro 70 giorni dalla deliberazione d’urgenza dell’assemblea, restringendo ulteriormente gli spazi per l’iniziativa legislativa parlamentare. Sottodimensiona irrazionalmente la composizione del Senato (100 senatori) rispetto alla composizione della Camera dei deputati (630 deputati) rendendo irrilevante il voto dei senatori nelle riunioni del Parlamento in seduta comune. Prevede almeno otto tipi diversi di approvazione delle leggi ordinarie con pregiudizio per la funzionalità della Camera e il rischio di vizi di costituzionalità. Elimina il Senato come contro – potere politico esterno della Camera dei deputati, senza compensarne l’eliminazione con la previsione di contropoteri interni, quale il diritto delle minoranze qualificate di istituire inchieste parlamentari. Elimina, nei rapporti dello Stato con le Regioni, la potestà legislativa concorrente delle Regioni senza prevedere una potestà d’attuazione nelle materie nelle quali lo Stato si limiterebbe a dettare “disposizioni generali e comuni”. Attribuisce allo Stato la competenza legislativa esclusiva in materie quali le politiche sociali, la tutela della salute, il governo del territorio, l’ambiente e il turismo che costituiscono il cuore dell’autonomia legislativa regionale. Dimentica di attribuire a chicchessia (Stato o Regioni) la competenza legislativa esclusiva in materia di circolazione stradale, di lavori pubblici, di industria, agricoltura, artigianato, attività mineraria, cave, caccia e pesca, con la conseguenza di non attenuare e tanto meno risolvere il problema del contenzioso costituzionale Stato – Regioni. Prima di concludere, merita di essere ricordato che sia dall’ex Presidente Napolitano sia dalla Ministra Boschi si è pubblicamente ammesso che questa riforma richiederebbe degli “aggiustamenti” necessari. Senza che entrambi si siano resi conto che le loro affermazioni pongono in dubbio la superiorità formale e sostanziale delle modifiche costituzionali da loro caldeggiate – hanno concluso Baglione e Fini – L’ex Presidente della Repubblica e la Ministra delle Riforme, così dicendo confermano, volenti o nolenti, che si tratta di una forma “sgangherata” e che per questo, secondo il nostro parere, non merita di essere confermata dal popolo italiano nel referendum del 4 dicembre”.