“Riporterò la Gioconda in Italia”, ecco la promessa di Hawass
«Al ministro Sangiuliano chiederò di unire le forze per riportare in Italia tutti i tesori che stanno all’estero e quindi anche La Gioconda»: lo ha dichiarato ieri all’Ansa Zahi Hawass, l’esuberante egittologo d’Egitto che il ministro Gennaro Sangiuliano vedrebbe bene alla guida del nostro Museo Egizio. Lo riconosco: i due sono fatti per intendersi, almeno come gaffeurs. Hawass, infiammato dal sacro fuoco delle «restituzioni», sembra ignorare che la Gioconda, così come la conosciamo, in Italia c’è stata una volta sola nel 1913, quando fu rubata da un italiano — tale Peruggia — convinto che il quadro fosse stato sottratto all’Italia da Napoleone. Giustamente, il Peruggia fu condannato a una lieve pena detentiva in quanto i giudici lo ritennero «mentalmente minorato». È infatti noto che Leonardo iniziò il dipinto forse a Firenze ma lo portò con sé, continuando a lavorarci, ad Amboise, dove trascorse i suoi ultimi anni ospite del re di Francia Francesco I. E lì, ad Amboise, la Gioconda fu venduta al re (o forse regalata, in segno di gratitudine) da Leonardo stesso. Pertanto la Gioconda è incontestabile proprietà dello Stato francese, e sarà bene renderne edotti con la massima urgenza i nostri eroi, ministro ed egittologo, prima che scatenino un’ennesima crisi diplomatica con i cugini d’Oltralpe. Già me li vedo, Zahi & Genny che si presentano tomi tomi al Louvre, nù volevons riprendr la nostr Jocond, e vengono portati via da un plotone di flic incarogniti. Hawass ha rilasciato la sua stravagante dichiarazione a Orvieto in occasione di un evento di alto valore scientifico, come testimoniato dalla presenza di Roberto Giacobbo che lo intervisterà (Hawass adora essere intervistato, meglio se in tv) e quindi lo seguirà fino in Egitto — riferisce l’Ansa — «per raccontare le sue nuove scoperte». Fantastico. Intanto Hawass, a proposito delle sue prospettive al Museo Egizio, non si schermisce: «Non c’è niente di ufficiale, ma il 24 luglio incontrerò il ministro della Cultura del governo italiano e magari mi saprà dire qualcosa. Sarei felice di accettare questo incarico e lavorerei per fare di Torino uno dei più importanti musei del mondo». Oh già, perché invece adesso è una fetecchia, e meno male che arriva lui a rimettere in piedi la baracca. Magari esponendo la Gioconda. corriere.it