Serena Mollicone, il frontman dei «Sud Sound System» rinviato a giudizio
I Mottola ora passano al contrattacco. E, incassata la seconda assoluzione dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma dove erano imputati per l’omicidio di Serena Mollicone, adesso chiedono i danni a chi, in passato, li ha pubblicamente offesi. E’ il caso di Fernando Antonio Blasi, frontman del «Sud Sound System», gruppo reggae di Salerno, che si esibì a Gallinaro (Frosinone) il 5 agosto del 2022. Il cantante è stato infatti rinviato a giudizio per diffamazione aggravata. Il processo inizierà, presso il Tribunale di Cassino, il 15 ottobre. I fatti risalgono alla manifestazione «GallinaRock», il festival organizzato nel piccolo Comune montano di Gallinaro, a una trentina di chilometri dal boschetto di Fontana Liri dove fu trovato, senza vita, il corpo di Serena, studentessa 18enne di Arce. «Quei pezzi di… , anche se l’hanno passata liscia restano sempre dei pezzi di …», avrebbe detto rivolto proprio ai tre membri della famiglia Mottola, offendendoli dopo appena un mese dalla prima assoluzione, decretata dalla Corte d’Assise di Cassino nel luglio del 2022 (assoluzione confermata lo scorso luglio in Appello). In altre parole il cantante si lasciò andare a parole ritenute «lesive dell’onore dell’ex maresciallo Franco Mottola, di sua moglie Anna Maria e di suo figlio Marco» che, per due volte, hanno affrontato il processo stando sul banco degli imputati e indicati come gli autori materiali del delitto e della soppressione del cadavere di Serena. A presentare la querela, dopo aver visionato il video dell’evento musicale di «GallinaRock», era stato il pool difensivo della famiglia Mottola che l’ha sempre assistita anche nel corso dei processi. E la memoria va al 15 luglio del 2022 quando gli stessi Mottola vennero aggrediti verbalmente e fisicamente, all’uscita del Palazzo di Giustizia di Cassino, dopo l’assoluzione di primo grado. Fu la reazione dei presenti in aula che avevano appena ascoltato la lettura della sentenza. Solo l’intervento dei carabinieri riuscì a placare gli animi, proteggendo i Mottola e i loro avvocati. Un’aggressione che il criminologo Carmelo Lavorino non esitò a definire «conseguente al clima di odio diffuso» nei confronti dei Mottola. corriere.it