Serena Mollicone, presunti assassini in tribunale a 20 anni dalla morte oltre 200 testimoni
Il rituale con il quale questa mattina i giudici della corte d’Assise del tribunale di Cassino hanno letto il consueto appello degli avvocati in aula, il loro gesto sarà in un certo senso diverso da tutti gli altri perché segnerà l’inizio di un processo che sembrava ormai impossibile: sul banco degli imputati, 20 anni dopo il delitto, compariranno i presunti assassini di Serena Mollicone.
Quello della 18enne uccisa ad Arce, Frosinone, nel maggio 2001 è è dei casi di cronaca nera e giudiziaria più complessi e controversi, passato attraverso depistaggi, errori nelle indagini e colpi di scena che hanno fiaccato anche la resistenza del padre di Serena, Gugliemo Mollicone, morto lo scorso anno alla vigilia dell’anniversario del delitto e proprio mentre veniva deciso il rinvio a giudizio di quelli che lui ha sempre considerato i responsabili: l’allora comandante della stazione dei Carabinieri, Franco Mottola, suo figlio Marco e la moglie Anna. Sono accusati di concorso in omicidio volontario e occultamento di cadavere. Di omicidio risponde anche il maresciallo Vincenzo Quatrale (non impedì l’omicidio), che sarà processato anche perché avrebbe istigato al suicidio il collega Santino Tuzi alla vigilia della sua testimonianza contro i Mottola. Infine, il brigadiere Francesco Suprano dovrà difendersi dall’accusa di favoreggiamento per aver contribuito a depistare le indagini. I loro nomi sono entrati per la prima volta nelle indagini 10 anni fa e solo le sofisticate analisi scientifiche, oltre a un enorme lavoro investigativo su testimonianze e documenti dell’epoca da parte dei carabinieri della stazione locale e del comando provinciale, ha permesso di definire quelle che l’accusa del pm Beatrice Siravo ritiene responsabilità ormai chiare. «Nonostante il suo iniziale silenzio, è stato l’unico ad avere il coraggio di confermare una verità scomoda. Nessuno lo ha appoggiato ed in questo deve essere trovato il motivo del suo suicidio», ha commentato prima dell’udienza il procuratore capo di Cassino, Luciano d’Emmanuele, riferendosi al papà di Serena.
A conferma della complessità del caso c’è una lunghissima lista di testimoni, oltre 200, sulla cui ammissione al processo sono chiamati a decidere la corte. Un compendio investigativo enorme già sottoposto al giudice per le udienze preliminari, che a luglio ha infine deliberato che le prove sono consistenti per andare a processo. L’ultimo ostacolo all’inizio del dibattimento è arrivato qualche mese fa per il trasferimento di due giudici togati, circostanza che ha spinto il presidente del tribunale, Massimo Capurso a rimandare la pensione per presiedere la Corte e scongiurare ulteriori rinvii. La prima udienza si svolge a porte chiuse a causa dell’emergenza Covid. In mancanza di Guglielmo Mollicone in aula come parti civili ci sono la sorella di Serena, Consuelo, lo zio Antonio e la cugina Gaia. Al loro fianco il comando generale dell’Arma, che per volere del generale Nistri e in modo analogo alla vicenda Cucchi, ha scelto di non coprire le eventuali responsabilità dei suoi uomini. corriere.it