Si iniettano eroina in pieno centro, davanti a tutti in mezzo alla strada

Abbiamo scritto «Fate qualcosa per via Garibaldi». La foto che pubblichiamo qui è stata scattata in un recente fine settimana: due giovani accovacciati con le siringhe in mano dietro ad un banchetto di chincaglieria. La foto non ha bisogno di tante parole a commento. Uno solo vale la pena scriverlo perché lo ispira la famiglia che passeggia poco distante dal luogo scelto dai due giovani per iniettarsi la droga. Non un angolo appartato, ma il centro della strada, dietro ad una bancarella e poco lontano da un’altra che si vede sullo sfondo. In quel centro strada passeggiano mamma, papà e una bambina. Non sappiamo se quella famiglia si sia resa conto di ciò che stava accadendo a pochi passi, oppure no. In ogni caso questa fotografia merita attenzione. Segnala una difficoltà vissuta dai residenti in via Garibaldi, dai commercianti e dai turisti. Lo ripetiamo: via Garibaldi è una tra le strade più animate per le passeggiate nel fine settimana e per lo shopping. Da qualche mese è «terra di nessuno» perché quasi ad ogni angolo del decumano che si interseca con i cardi si rischia una sgradita sorpresa: dai proprietari di cani che non raccolgono le deiezioni dei loro animali domestici, agli angoli dei palazzi diventati orinatoi per amici a quattro zampe senza che gli stessi proprietari si preoccupino di gettare almeno un po’ di acqua sui muri per ripulirli. Poi ci sono i «pennari», i venditori di cartoline, i truffatori sempre in agguato, come quelli con il fischietto in bocca che ti vogliono stringere la mano e con l’altra provano a sfilarti — sempre più spesso con successo — il portafogli, il telefonino o la borsa. La città che sta cambiando volto aprendosi ad una stagione di nuove cose e nuove opportunità merita attenzione. Se qualcuno riesce a «bucarsi» di sabato sera al centro della strada, al centro di via Garibaldi, vuol dire che siamo andati oltre qualsiasi tipo di degrado. E Torino non merita questo. Al centro e in periferia, senza nessuna distinzione di luoghi. Prima di dire «dove siamo arrivati», proviamo tutti insieme a non arrivarci. corriere.it