Si sposa due volte in Ciociaria, finisce a processo per bigamia

di Alfredo Gabriele

Si sposa due volte in Ciociaria, finisce a processo per bigamia. Paolo Rossi, figlio del fu Giacinto, della città di Alatri, ma dimorante nel territorio di Veroli, risultava che era stato liberato dal carcere e “riposto nella sua primiera libertà. Sotto pretesto di essere libero e senza moglie contrasse giorni fa i sponsali” in Veroli con una certa Lorenza Marrocco, figlia di Giovanni e di Benedetta Trulli, con atto notarile del notaio Vincenzo Martelluzzi della stessa città ernica.

Secondo le testimonianze raccolte, il suddetto Paolo Rossi di Alatri regalò anche alla sposa verolana “un par d’orecchini, un anello e fede d’oro, una sottoveste ed un busto, un par di maniche, una tovaglia ed altro“.  Dopodiché lo sposo non suscitò nessun sospetto di essere un truffatore, anche se da poco era uscito da un carcere; e con tale premessa, del patto matrimoniale e dei regali offerti alla giovane donna, “l’indusse come seguì a farsi stuprare* e deflorare con avervi anco indi commesso de replicati concubiti ma… “, ma ecco subito la sorpresa. Lo stesso Paolo Rossi era già sposato e teneva una moglie ad Alatri, sua città natale!

Ed allora egli finì per essere accusato dal Tribunale vescovile come “reo di tanto eccesso” e finì nuovamente in prigione. A questo punto Paolo Rossi, nuovamente in carcere, dovette chiedere alla sposa di Veroli ed alla nuova suocera verolana un perdono per quanto commesso, che era in quei tempi la premessa necessaria ed indispensabile per tornare in libertà e raggiungere la prima e vera consorte abitante in Alatri, (nonostante il pericolo di incontrare ivi anche la vera suocera, forse poco disposta a perdonarlo!).

Non sappiamo quel che successe comunque ad Alatri, ma dal notaio di Veroli sappiamo che le due donne verolane ingannate, Lorenza figlia e Benedetta madre, diedero al Paolo Rossi alatrense “l’assenso e consenso ad oggetto di poter esser da tal delitto ed inquisizione… Assolto”. Il loro gesto fu ammirevole ma in questi casi il perdono delle persone offese doveva anche risultare da un atto notarile pubblico e sottoscritto.

Chiamarono, le due donne di Veroli, il notaio Carlo Antonio Jacoucci presso la Cancelleria vescovile  a tale scopo e “ tanto a loro nome proprio che del prefato Giovanni loro marito e genitore assente, per i quali in solido hanno promesso e si sono obbligati ed obligano de rato …hanno prestato e dato e prestano il loro libero e assoluto consenso ed assenso alla cassazione ed abolizione della querela criminale della causa sopra-esposta in detta Curia e del processo consentendo che il medesimo Paolo per tal cagione non venghi molestato in verun altro tempo, ma bensì assoluto e liberato non solo ma all’incontro ed in corrispettività esso Paolo per donazione irrevocabile tra vivi ha donato e dona a favore di detta Lorenza e suoi…  tutte le cose da esso dategli …”. L’atto notarile, che descrive la vicenda ed il perdono, fu rogato in Veroli nella Cancelleria civile del Vescovato, alla presenza di due testimoni, Giuseppe Rotondo e Biagio Greci, il giorno 1° novembre dell’anno 1783.

Così avvenne che il Paolo Rossi uscì dal carcere di Veroli, uscì da Veroli e fuori da Porta Romana si avviò verso la sua Alatri, dove forse sperava che né la moglie e la suocera sapessero nulla della sua disavventura e tentata bigamia, come in precedenza in Veroli nessuno aveva saputo della sua condizione di uomo coniugato.

Perché in quegli anni le informazioni camminavano “a piedi” ed ogni ritardo di queste permetteva avventure sentimentali, ma non sempre con successo e senza finire in carcere. Tra Veroli e la vicina Alatri succedeva questo; per quello che poi sarà successo ad Alatri, al ritorno del Rossi presso la prima e vera suocera, continueremo a tenerci informati… per solo divertimento!

*Per l’esatta comprensione della vicenda, da parte dei lettori di oggi, è bene spiegare che in quegli anni ed anche prima il termine “Stupro “non aveva il significato di oggi. Significava per la “zitella “o “onesta donzella “ di allora la perdita di reputazione o dell’onore, anche per il solo comportamento esteriore del giovane aspirante marito, come l’innocuo accesso in casa di una donna da marito, od una passeggiata in pubblico etc. …. Era lo stupro un gesto del tutto diverso dalla “conoscenza carnale”.