“Soumahoro sia espulso dalla Camera irregolarità fondi elettorali”, ecco la richiesta dei giudici
Una nuova grana con effetti più dirompenti e immediati rispetto ai guai giudiziari della moglie e della suocera, potrebbe a breve abbattersi su Aboubakar Soumahoro: la decadenza dal seggio di deputato per irregolarità nella rendicontazione dei fondi elettorali delle ultime elezioni politiche. Nel giorno dell’interrogatorio di garanzia delle due donne, Liliane Muraketeke e Marie Terese Mukutsindo, finite ai domiciliari per frode nelle pubbliche forniture e bancarotta fraudolenta, e della prima udienza preliminare che le vede imputate per reati fiscali nella gestione della coop Karibu, la commissione elettorale della Camera su indicazione dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, ha avviato l’iter per far decadere il deputato di origini ivoriane, confluito nel gruppo misto dopo l’elezione nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra. Alla base della decisione c’è la segnalazione arrivata dalla corte d’Appello di Bologna che al termine della revisione compiuta d’ufficio sulla documentazione di ogni candidato, ha riscontrato irregolarità su 12mila euro di fondi ricevuti in campagna elettorale. Soumahoro, sindacalista e attivista per l’accoglienza dei migranti, laureato in Sociologia aalla Federico II di Napoli e residente a Roma è stato eletto nel collegio plurinominale Emilia-Romagna P02 con 91.694 voti e il 36,06% delle preferenze, finendo dietro alla candidata di Centrodestra Daniela Dondi (95262 voti, 37,44%) ma poi “ripescato” nella distribuzione dei seggi su scala nazionale. Per sostenere la sua candidatura, Soumahoro aveva avviato anche una raccolta fondi pubblica, arrivata a totalizzare 7.372 euro grazie a 108 donatori. In attesa della decisioni di Montecitorio, di fronte al gip di Latina è durata poco più di un’ora, venerdì mattina, la prima udienza preliminare che deve decidere l’eventuale rinvio a giudizio di Murekatete, Mukamitsindo e altre quattro persone per la gestione contabile della coop Karibu. Al giudice sono arrivate le richieste di costituirsi parte civile di una trentina di ex dipendenti delle due sigle, presenti all’esterno sotto le bandiere del sindacato Uiltucs. Nessuna richiesta ha invece inoltrato la prefettura di Latina, che pure ne avrebbe avuto i titoli quale ente pubblico che materialmente elargiva i fondi. Il gip ha rinviato la decisione al 17 novembre. Nel primo pomeriggio il secondo appuntamento giudiziario delle due donne, quello degli interrogatori di garanzia. Nessuna delle due era presente in aula per l’udienza preliminare e solo Mukamitsindo, assistita dall’avvocato Francesca Roccato, ha sostenuto in persona il confronto col gip, mentre Murekatete era collegata in videoconferenza. Si sono avvalse entrambe della facoltà di non rispondere, fornendo dichiarazioni spontanee con cui hanno negato ogni accusa. «Per la parte fiscale alla mia assistita viene contestato un omesso controllo su 13mila euro — dice il difensore di Murekatete, Lorenzo Borrè — che non le si può attribuire. Quanto alle spese con la carta di credito della coop, non è dimostrato che lei ne sia stata l’autrice». «Non ho comprato io quei beni di lusso — ha sostenuto Murekatete — gli unici pagamenti che ho effettuato sono stati gli stipendi e le spese del cibo per i migranti». Anche in questo caso, il gip si è riservato. corriere.it