Spaghetti con farina di grilli in Italia, “Sapore simile alla nocciola”
La carne coltivata no, ma la farina di insetti sì. Il 29 dicembre scorso sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i decreti che regolano la commercializzazione di prodotti derivati da 4 varietà di insetti. Si tratta delle larve del verme della farina minore (Alphitobius diaperinus), delle larve gialle della farina (Tenebrio molitor), delle locuste migratorie e dei grilli domestici (Acheta domesticus). Tutti in forma congelata, essiccata o in polvere. Dunque, è ufficiale: in Italia per ora non potremo gustare una bistecca di carne coltivata, ma possiamo produrre, vendere e acquistare cibi fatti con le farine di questi insetti. La notizia è rimbalzata sul web e, nonostante fosse ampiamente prevista, ha creato un po’ di nervosismo al ministero dell’Agricoltura. Tanto che, il 3 gennaio, Francesco Lollobrigida in un post social ha scritto che i decreti pubblicati in Gazzetta «non “liberalizzano” il consumo di farine e alimenti derivanti da insetti». Un’affermazione che sembrava contraddire totalmente i decreti. Ma era stato lo stesso Lollobrigida che subito dopo aveva spiegato che sì, in Italia si possono produrre e commercializzare i cibi prodotti con insetti, come previsto dall’autorizzazione avvenuta a livello europeo e che «vincola ogni paese facente parte dell’Ue». Semmai, il governo ha introdotto «regole rigidissime» (sono sempre parole di Lollobrigida) per i produttori, «volte ad informare minuziosamente i nostri cittadini che consumano, in modo tale che chiunque voglia possa evitare facilmente di acquistare questi prodotti, o viceversa». Cosa giustissima. Anche perché la legge italiana prevede già da molti anni che tutti gli ingredienti usati nell’industria alimentare siano ben indicati nelle etichette. E i cibi a base di insetti non devono essere da meno. Chiarito dunque che nessuno incapperà in sanzioni o denunce per aver prodotto, commercializzato o acquistato cibi realizzati con questi quattro insetti, vediamo quali sono le regole Ue e quelle che il governo Meloni ha voluto specificare. L’apertura alla vendita di questi alimenti è frutto del regolamento comunitario sui «novel food», entrato in vigore a gennaio 2018, che permette di riconoscere alcuni insetti sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali provenienti da Paesi terzi. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha spiegato che le farine di questi insetti possono essere utilizzate nel pane, nei biscotti, nelle barrette e più in generale nei prodotti da forno, ma anche nella pasta e nelle pizze, nelle minestre e nelle bevande tipo birra.
Per quanto riguarda l’Italia, il governo Meloni ha voluto sottolineare che tutti gli alimenti a base di insetti dovranno presentare un’etichetta ben visibile sulla confezione che informerà chi acquista della tipologia di insetto contenuto nel cibo, la quantità di insetti utilizzati, il Paese di origine e le consuete indicazioni sui rischi eventuali legati alle reazioni allergiche. Fin qui, nulla di particolarmente diverso rispetto a una qualsiasi altra etichetta alimentare.
La differenza, semmai, è che i prodotti in questione devono essere posti in vendita in comparti separati, segnalati attraverso apposita cartellonistica. Questo può essere una difficoltà per i produttori perché i commercianti hanno un utilizzo dello spazio limitato e l’allestimento può portare a qualche costo in più che può disincentivare i venditori stessi dal distribuire i prodotti nei loro negozi. Dall’altra parte, una esposizione speciale potrebbe indurre molti più consumatori a provare la novità culinaria. Ovviamente, i decreti contengono anche sanzioni per i trasgressori, sottolinea sempre nel suo post il ministro Lollobrigida. Ma anche questo già vale per tutti coloro che producono quello che poi mettiamo sulle nostra tavole. Che sia una fetta di prosciutto o una pizza con la farina di cavalletta. corriere.it